Opera non disponibile
Virginio Monti
(Genzano 1852 – 1942)
Gloria di Santo Stefano
Olio su tavola, cm. 21 x 21
Carboncino, gessetto e sfumino su carta montata su telaio, mm. 710 x 910
Le due opere del Monti, rispettivamente il piccolo bozzetto su tavola e il cartone esecutivo, appartengono all’esordio del pittore nella grande decorazione chiesastica sotto il papato di Leone XIII di cui Monti fu instancabile interprete (Gnisci 1990(2), p. 926).
Dopo aver lavorato in S.Maria dell’Orto a Roma (1875-78) e nel Palazzo della Posta di S.Silvestro, Monti è coinvolto da Mantovani, suo maestro, nelle imprese dei restauri del patrimonio chiesastico ferrarese degli anni Ottanta. Diversamente dal Mantovani che a Ferrara inviò solo i bozzetti fotografici eseguiti poi dai suoi allievi, Monti è ben documentato nelle decorazioni chiesastiche ferraresi di quegli anni.
Procedendo nei lavori per il Duomo (Rolfi-Stefani 1999, p.84 e Savonuzzi 1971, pp. 47-48), Monti è coinvolto negli stessi anni, verso il 1884, nella decorazione della chiesa di S.Stefano per cui dipinge gli angeli dei pennacchi e il S.Stefano in gloria della cupola (Scutellari 1893, pp. 58-59). Lo studio di colore del bozzetto e l’analitica partizione di ombre e luci del cartone, danno conto della sapienza del registro storico adottato dal Monti nell’illustrare la storia sacra. Nello scandito spazio prospettico si muove una folla di personaggi ritratti con marcato gusto per il costume e la messa in scena storicizzante che ha qualche assonanza con la pittura di storia di un Mariani o Maccari. In Monti la retorica amplificata dei gesti è smorzata dal sapiente uso di citazioni dal repertorio della pittura italiana che in queste due opere ferraresi subisce il fascino della grafia allungata e serpentina del Parmigianino.
Serenella Rolfi