Pasquale Ricca
(Capua 1803 – Napoli 1869)
Ritratto di artista
Terracotta, cm 46 x 37 x 73
Firmato in basso a destra:Â Pa.le Ricca f. 1858
Allievo di Angelo Solari presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli (Borzelli 1912, p.66), pensionato a Roma dal 1826 al 1830, Ricca partecipò a varie Esposizioni Borboniche e, dopo il 1861, a quelle della Società Promotrice di Belle Arti Salvator Rosa. Noto soprattutto per alcune committenze pubbliche prima e dopo l’Unità , dal modello per la statua in ghisa diFerdinando II come imperatore romano nelle officine ferroviarie di Pietrarsa, del 1852, alLeone simboleggiante la rivoluzione antiborbonica del 1848 per il Monumento dei Martiri eretto nel 1866-1868 su disegno di Enrico Alvino (Di Maggio 2000, p.30), lo scultore eseguì nel 1863 il Monumento funebre di Marie Christine Berner, nel cimitero acattolico di Santa Maria della Fede di Napoli (Alisio 1993).
Una commissione, quest’ultima, che potrebbe ricondurre la terracotta qui esposta, evidentemente un ritratto funerario (come dimostra il tradizionale simbolo del ramoscello verde da una parte e secco dall’altra), alla cerchia, numerosa, degli stranieri per lo piĂą protestanti residenti, o di passaggio per Napoli intorno alla metĂ del secolo. La foggia del cappello e dell’abito, l’acconciatura, in realtĂ leggermente attardati per il 1858, richiamano l’iconografia del giovane artista nazareno quale giĂ affrontata in pittura. Con tagli spesso ovali, nella semplificazione compositiva e talvolta nella totale assenza di piani di fondo, la ritrattistica nazarena si era prodotta, negli anni ’20 e ’30 del secolo, in risultati di intensa, a volte proprio perchĂ© trattenuta, concentrazione espressiva, in “un equilibrio ideale fra una concezione formale rigidamente oggettiva […] e la resa realistica della personalitĂ del rappresentato” (Jensen 1981, p.57); si confronti ad esempio, sorprendentemente rassomigliante a questo negli abiti, nei tratti del viso e nella lieve inclinazione della testa, l’autoritratto di Friedrich Overbeck con la moglie e il figlio, in un olio datato 1820 – 1830 (LĂĽbeck, Museen fĂĽr Kunst und Kulturgeschiche, in Jensen 1981, p.55).
In passato coinvolto in un negativo giudizio riguardante quella parte della scultura napoletana di secondo Ottocento “incapace di liberarsi dalle viete formule dell’accademismo neoclassico” e priva “di ogni sensibilità plastica verista” (Lorenzetti 1952, pp.295-296), Ricca si mostra qui scultore attento alla resa di una intensa, malinconica espressività , e capace di risolvere lo spazio attraverso un modellato lieve e disteso, tra la linearità “primitiva” e idealizzante dei modelli tedeschi e la maggiore pienezza della tradizione classica italiana.
Anna Villari