Max Roeder
(Gladbach 1866 – Roma 1941)
Paesaggio mediterraneo
Olio su tela incollata su cartone, cm. 23 x 34
Firmato in basso a sinistra:Â Max Roeder R.
Iscritto sul verso: Max Roeder – Campagna romana [sic]
Giunto in Italia nel 1886 dopo aver studiato pittura a Monaco con Paul Nauen, si stabilì a Roma nel 1888 partecipando alle esposizioni della Società di Amatori e Cultori delle Belle Arti dipingendo paesaggi e vedute della campagna romana da cui trasse diverse incisioni (Bernini Pezzini 1988, p. 104). L’impronta dei “deutsch-roemer”, in particolare di Boecklin si adatta alla tradizione del paesaggio del Grand Tour Sette e Ottocentesco ad esempio in Ninfeo del 1903 circa, incisione ad acquaforte donata dall’artista al Gabinetto Nazionale delle Stampe nel 1909 (n. 31736) di cui era allora direttore Federico Hermanin. Con quest’ultimo Roeder intrattenne un rapporto di frequentazione entrando nel “Gruppo Romano Incisori Artisti” cresciuto intorno a Federico Hermanin che presenterà i paesaggi di Roeder nel 1910 e nel 1912 al pubblico italiano e tedesco (Hermanin 1912).
Lo studio qui presentato costituisce uno degli appunti paesistici che Roeder rielaborava poi nelle tele “eroiche” come Il Bosco di Hera o ancora meglio nell’ampia veduta di Etna. La sintetica partizione di ombre e luci, ma soprattutto la sua pittura costruita sugli accordi primari di colore vennero letti dai suoi contemporanei come un ricordo della musica wagneriana “in cui ogni forma della terra, delle piante e del cielo non vuol essere che una nota nella sinfonia poetica che l’artista ha composto”, lasciando spazio nel bozzetto come nel quadro finito al paesaggio che ha “valore per sé” (Hermanin 1910, p. 533). Carattere fondante di questo studio, come dei paesaggi dipinti nel primo decennio del Novecento, è la forza del colore e la sensibilità per la luce che modella i toni scuri dei cipressi e della vegetazione contrapposta alla trasparenza luminosa del cielo: “Il colore ha nei quadri del Roeder una grande importanza ed uno speciale valore di espressione” che prende corpo nella tessitura della superficie a metà fra Edmund Kanoldt e l’esperienza dei “XXV della campagna romana” (Hermanin 1910, p. 535).
Serenella Rolfi