Scultore attivo a Milano verso la metĂ del XIX secolo
Il Pudore
Marmo, cm 91 x 33 x 36
L’opera viene presentata nonostante la sua recente acquisizione e l’imminenza della mostra non abbiano consentito di prolungare le ricerche necessarie, non essendo firmata, a stabilirne la paternità . Non si può dunque dar conto che di alcuni elementi che sembrano situare la sua esecuzione nell’ambito della scuola di Milano e in rapporto alle esposizioni dell’Accademia di Brera.
La figura rappresenta verosimilmente il motivo del Pudore: la fanciulla, accompagnata dal giglio, simbolo della purezza, collocato sul piedistallo roccioso, volta ritrosa la testa coprendo le nuditĂ che la veste, ormai scesa, ha lasciato scoperte.
Il virtuosismo tecnico del suo artefice ha saputo variare i registri cromatici e plastici della statua, dal fitto panneggio della veste, alla sensuale morbidezza delle carni e delle dita snodate, all’effetto pittorico dell’elaborata acconciatura.
Appaiono stringenti i legami con la pittura contemporanea e in particolare con le fortunate tipologie inventate da Francesco Hayez delle mezze figure femminili legate all’espressione di uno stato d’animo, inaugurate con quelle bibliche di Rebecca e Tamar di Giuda e proseguite con i nuovi soggetti di genere contemporaneo delle Malinconie del 1840-42 e delle Meditazionidel 1850-51, allusive queste ultime agli eventi politici del 1848 (Gozzoli, Mazzocca 1983, pp.227-243). Il volto naturalistico, dalle labbra leggermente imbronciate, gli occhi espressivi e le sopracciglia affilate, ricorda quelli hayeziani e soprattutto l’assorto viso allungato della solitaria protagonista del dipinto Un pensiero malinconico del 1842 (Milano, collezione privata). Le braccia incrociate a coprire il petto e trattenere la veste sono esemplare sull’analogo motivo presente nella versione del 1831 dellaRebecca, mentre l’atteggiamento della testa reclinata e il dettaglio della manica della camicia scesa dalla spalla ma non ancora sfilata rimandano piuttosto alle due versioni dellaMeditazione del 1850 (Brescia, collezione privata) e dell’anno successivo (Verona, Galleria d’arte moderna).
Temi fortunati di Hayez che, prima di una schiera di imitatori sia in pittura che in scultura, trovarono precoce rispondenza nelle opere plastiche di Vincenzo Vela, La preghiera del mattino (Milano, Raccolta dell’Ospedale Maggiore) e La desolazione (Lugano, parco Ciani, Ibidem, pp.236-239).
Stefano Grandesso