| OPERA NON DISPONIBILE
(Gorizia 1790 – Gradiscutta 1866)
Ritratto di Aron Isaak de Parente
dopo il 1847
Olio su tela, cm 225 x 112
Attivi a Trieste già dalla metà del XVI secolo, i Parente, come i Morpurgo ,i Luzzatto, i della Vida, facevano parte di quel gruppo di famiglie di origine ebraica che gestivano con gran successo le attività commerciali della città , rafforzando il loro potere economico con frequenti alleanze matrimoniali tra i loro discendenti.  Aron Isaak Parente, nato a Trieste il 21 Maggio del 1775[1] , unitosi a 21 anni in matrimonio con Regina Morpurgo ,  sarebbe morto sempre a Trieste  il 12 Maggio del 1853; i suoi notevoli successi commerciali e le cariche pubbliche ricoperte, gli avrebbero conquistato il titolo asburgico di Barone dell’Impero, conferitogli il 6 Dicembre del 1847, da cui il “de “ nobiliare che da questa data ne precede il nome. La decorazione con la Croce di Leopoldo in smalto rosso bordato di smalto bianco spicca sul severo abbigliamento del neo Barone, in nero dalle scarpe con fibbie squadrate  fino alla feluca che porta ben calzata in capo, secondo il gusto del secolo in cui è nato.  Identifica senza alcun dubbio il soggetto la presenza di un assai simile ritratto  postumo dello stesso Aron Isaak  a mezza figura, firmato questo dal Lipparini nel 1854, che, conservato presso la Camera di Commercio di Trieste, lo rappresenta in analogo sembiante.
Assegnata  concordemente a Giuseppe Tominz tanto da  Massimo De Grassi che da Alessandro Quinzi nella sua recente monografia sul pittore di Gradiscutta, la grande tela formale ed encomiastica, ha alcuni dettagli  biedermeier che ne riscaldano – secondo la migliore declinazione del Tominz più affabile- la severa costruzione d’apparato. L’ambiente in cui la figura nero vestita è installata richiama i gran ritratti formali dell’Impero austriaco, quasi che il neo Barone volesse calare la sua immagine nel solco di una tradizione cui la decorazione ricevuta lo apparenta idealmente. In particolare qui il Tominz , che si era per altro già provato su questo soggetto realizzando ,sulla scorta di alcune incisioni, i grandi Ritratti di Francesco I (1822) e di Ferdinando I ( 1837) sembra avere memoria della tela di Leopold  Kupelweiser (1796-1862), conservata nel Castello di Schonbrunn, che ritrae l’Imperatore Ferdinando I nel 1847,replicandone la colonna in parte coperta dalla tenda, la balaustra che discende ripida verso il paesaggio sottostante ed il pavimento che si impenna nella rigida scacchiera dei marmi diagonali, quasi sbalzando in avanti la figura del neo Barone; il paesaggio è in questo caso ovviamente quello del porto di Trieste. Ma mentre Ferdinando si appoggia ad una imponente console rococo’ gravata dai  simboli del suo potere, il de Parente ha al suo fianco un piccolo, semplicissimo tavolino rettangolare- rintracciato dal Grassi tra i disegni del Tominz-  il cui piano di legno biondo lucidato a specchio riflette una unica e sola tazza di porcellana dorata poggiata sul suo piattino e recante in un ovale il ritratto di una giovane dama .
Difficile che si possa trattare- come da altri ipotizzato – di Regina Morpurgo, la cui giovinezza va associata alle forme neoclassiche dell’impero, sia nella foggia dell’abito che nello stile della porcellana, che invece qui rimandano entrambi agli anni attorno al 1840. Una miniatura dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste,acquistata sul mercato antiquario come Ritratto di Regina Morpurgo Parente, 1835 ca (inv. 2527) ci offre forse una traccia del vero sembiante della moglie di Isaak.
Forse invece nell’ovale è ritratta Stella, la moglie del figlio Salomon (1808-1873) che, sposata nel 1828, prometteva di continuare la neonata dinastia dei Baroni de Parente Salomon era un importante collezionista ed erudito bibliofilo, suo giĂ nel 1832 lo straordinario” Florilège de Rothschild” – la raccolta di testi ebraici miniati nel 1479 dagli stessi miniatori di Borso d’Este – venduto nel 1855, acquistato in seguito a Parigi dai Baroni Rothschild ed oggi, dopo aver attraversato indenne la Shoah, approdato al Museo Bezalel di Gerusalemme. Un collezionista di gusti così raffinati avrebbe facilmente potuto commissionare un oggetto di tal genere. O forse,  e questa è l’ipotesi piĂą intrigante, Isaak che ha  giĂ Â scelto per sĂ©Â una location asburgica, vuol porsi accanto, in forma sommessa e discreta l’immagine, della sua Sovrana che aveva visitato Trieste con l’Imperatore nel 1844, quella Maria Anna Carolina di Savoia il cui lungo collo , il mento appuntito, le labbra sottili ci par di riconoscere tra l’oro della porcellana. L’uso degli Imperatori d’Austria di far circolare la loro effige non formale, anche attraverso oggetti domestici di gran gusto come le porcellane viennesi, è del resto documentato da numerosi esemplari di analoghe tazzine: il Kaiser Franz e la Kaiserin Maria Ludovika , ritratti su due tazzine  cilindriche dorate nel 1806, [1] non indossano le vesti o le insegne imperiali, ma seguono la moda del tempo, e lo stesso Kaiser Franz compare sempre in vesti borghesi ancora su due differenti tazzine a tromba dorate del 1830[2]. L’uso diverrĂ abuso solo con il successivo Imperatore Francesco Giuseppe e soprattutto con sua moglie, la mitica Sissi, mediatica icona della finis austriae.
[1]  Cfr J.Folnesics, E. W. Braun Geschichte der K.K.Wiener Porzellan- Manufaktur, Vienna 1907 pp 140 -41
[2] Bisogna ad onor del vero notare però che la forma della tazza, col piede piuttosto alto ed il manico a voluta si rintraccia più facilmente tra i modelli biedermeier della KPM, Königliche Porzellan Manufaktur, di Berlino.
La Galleria Carlo Virgilio & C. ricerca opere di Tominz Giuseppe (1790-1866)
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