| OPERA NON DISPONIBILE
Andrea Appiani
(Milano 1754 – 1817)
Ritratto del musicista Alessandro Rolla
1799
olio su tela, cm. 59 x 43,5
Iscrizione autografa in basso al centro: “Retratto del Professore Rolla”
Andrea Appiani, un artista che durante tutta la sua fortunata carriera ha saputo dimostrare versatilità e l’estrosità dell’invenzione nei campi più diversi, è stato sempre molto vicino al mondo della musica e dello spettacolo. Le fonti più antiche ed attendibili sono concordi nel ricordare e conferire un sicuro rilievo alla sua attività, svolta soprattutto negli anni giovanili, presso i grandi teatri milanesi, quando a partire dal 1779 collaborò come figurista con gli scenografi della Scala come il celebre Paolo Landriani (1755 – 1839) e Domenico Chelli, ma anche con l’attivissima bottega dei Galliari. Sempre in quell’anno dipinse in occasione del Carnevale gli scenari per il melodramma Calliroe dell’Alessandri. Quella con Chelli fu una collaborazione destinata a consolidarsi, quando venne incaricato di realizzare tra il 1781 e 1782 lo scenario per il ballo eroico Attila e quando vennero entrambi ingaggiati nel 1783 – 1784 a Firenze. Mentre è andato perduto il grande sipario, rappresentante la Virtù che fuga i vizi, dipinto nel 1797 – 1798 per il Teatro Patriottico di Milano, sopravvive invece quello, con il Corteo di Bacco fanciullo, del Teatrino di Corte nella Villa Reale di Monza che si può far risalire agli anni tra il completamento dell’edificio avvenuto nel 1778 e il 1792, quando venivano realizzati i magnifici affreschi con le Storie di Psiche nella volta dell’attigua Rotonda. Negli anni napoleonici Appiani, divenuto primo pittore di Napoleone e nella corte del Viceré Eugenio de Beauharnais, progettò i grandiosi apparati effimeri di forte impatto scenografico che venivano costruiti, proprio dalle maestranze specializzate attive nei teatri della città e allora considerate le migliori d’Europa, in occasioni delle numerose feste pubbliche organizzate per celebrare le più importanti ricorrenze nazionali, prima della Repubblica Italiana e poi del Regno Italico (Bosi 2002, pp. 55-62; Stefano Bosi, in Milano 2002, 206 – 210).
Di questi impegni e delle relative frequentazioni ci sono rimaste testimonianze diverse, tra le fonti, i documenti d’archivio e il cospicuo corpus della grafica appianesca, ma anche nei ritratti di alcuni dei protagonisti di quel mondo straordinario che fece di Milano la capitale universale della produzione musicale e dello spettacolo. Quelli di questi personaggi rappresentano, in alcuni casi, i vertici più alti raggiunti dall’Appiani ritrattista (Mazzocca 2002b), come nel Paolo Landriani del Museo Teatrale alla Scala e in quell’unicum rappresentato dalla cantante Carolina Pitrot Angiolini, raffigurata con la chitarra, della Pinacoteca Ambrosiana.
La fortunata riscoperta di questo dipinto, di cui si conosceva sino ad ora solo una copia eseguita da Oreste Silvestri (Pollone, Vercelli 1858 – Milano 1936) conservata al Museo Teatrale alla Scala, cui venne donata nel 1928 dal maestro Arturo Toscanini (olio su tavola, m. 53 x 38,5), ricongiunge questo capolavoro al suo pendant il Ritratto del musicista Bonifazio Asioli (Correggio 1769 – Milano 1832, Direttore della Camera e Cappella di Corte a Milano, fig. 1) della Pinacoteca di Brera (olio su tela cm. 59 x 45,5, in deposito alla Civica Galleria d’Arte Moderna di Milano; Francesco Frangi, in Pinacoteca di Brera 1993, pp. 32 – 33), ricordati insieme dalle due fonti principali, le cosiddette “carte Reina” del Fondo Custodi della Biblioteca Nazionale di Parigi, dove sono inseriti in una laconica sequenza (“Ritratto del Villa Ministro, dell’Asioli, del Rolla, dell’Angiolini, dello Jodani, […]”; Mellini 1986, p. 108), e la biografia di Giuseppe Beretta che precisa, menzionando le opere eseguite verso la fine del Settecento, come “il Ritratto di Rolla, suonatore esimio di violinio, e del prof. Asioli (documentato in Pinacoteca a partire dal 1877), si veggono appena abbozzati presso il sig. Don Girolamo Sormani in Brera” (Beretta 1848, ried. anastatica 1999, p. 161).
I due effigiati, che si esibivano insieme al violino, furono protagonisti della vita musicale a Milano tra il XVIII e il XIX secolo. Alessandro Rolla (Pavia 1757 – Milano 1841) fece una splendida carriera sia come esecutore, gran virtuoso del violino e davvero unico nella viola, sia come compositore di sinfonie e musica sacra. Dopo la formazione a Vienna, dove fu primo violino nell’orchestra del Teatro Italiano, alternò l’attività di musicista di corte, passando da Parma, dove divenne direttore della Cappella Ducale, a Milano, dove fu primo violino del Viceré Beauharnais ma anche direttore dell’orchestra della Scala, a quella di professore presso il Conservatorio milanese fondato nel 1808. Qui ebbe tra i suoi allievi il più grande virtuoso del secolo Niccolò Paganini (1782 – 1840).
Ricordando le due opere allo stato di abbozzo, l’incisore Beretta, che riflette un diverso momento del gusto, usa un termine improprio, in quanto i due ritratti appartengono in realtà alla precisa categoria del “non finito” che, a partire da Mengs e Reynolds, poi con David, Camuccini, sino al primo Hayez, ha goduto di una grande fortuna nella ritrattistica neoclassica, proprio perché, anche secondo gli assunti teorici di Winckelmann, consentiva di conservare tutta la forza creativa e poetica dell’ispirazione artistica. Appiani, pittore di straordinaria velocità esecutiva e lontano dalla definizione più normativa del classicismo davidiano, seppe sfruttare, grazie ad una personalissima tecnica tutta basata sullo sfumato che lo portava addirittura a stendere il colore con i polpastrelli, tutte le risorse espressive del “non finito”, conferendo ad immagini come questa una modernità pari a quella dei sommi ritrattisti inglesi, Reynolds e Lawrence, il quale davanti a suoi affreschi di Palazzo Reale disse che “gli avevano fatto maggiore effetto di que’ del Vaticano”.
Fernando Mazzocca
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