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Adolfo Apolloni
(Roma 1855 â1923)
Dea Roma
Bronzo, cm 79 x 24 x 32
Firmato sulla base:Â A.Apolloni
Il bronzo rappresentante la Dea Roma fu offerto da Adolfo Apolloni a Giulio Aristide Sartorio; negli anni â90 dellâ800 presidente dellâAssociazione Artistica Internazionale, Apolloni fu poi personaggio di spicco nel panorama artistico e istituzionale romano fino al secondo decennio delâ900, presidente dellâAccademia di San Luca, assessore alle AntichitĂ e Belle Arti, senatore del Regno, sindaco dellâUrbe (Pepe 1961). Sartorio, membro della stessa Associazione, ricambiò il dono con un tondo a matita e tempera, anchâesso qui esposto, di analogo soggetto.
Lâiconografia riprende chiaramente quella di Minerva, la Pallade Atena greca, dea della ragione e del pensiero, a partire dalla seconda metĂ del â700 talvolta sottilmente utilizzata nellâallegoria di Prometeo che grazie alla dea infonde vita alla sua scultura, immagine consapevole di âdivinizzazione laica dellâartista demiurgoâ oltre che âcelebrazione dellâarte statuariaâ (Susinno 1997, pp.37, 40).
Rispetto al celebre modello della Pallade scoperta a Velletri nel 1797, e arbitrariamente restaurata nel braccio destro, la dea in posa âpolicleteaâ porta qui la lancia nella mano sinistra e il globo della vittoria nella mano destra, ricordando, negli attributi e nel dinamismo delle gambe, il Napoleone come Marte pacificatore scolpito da Canova nel 1803-1806.
Nei valori cromatici e di superficie il globo, la lancia e soprattutto lâelmo, lâegida e la piccola vittoria alata, dorati e finemente cesellati, con cura da orafo, con figure e minuti grafismi, contrastano con la superficie bronzea, liscia e soda della carne, nuda in realtĂ anche lĂ dove velata da un peplo leggero; maestosi e eleganti il gesto e lâincedere (e anche qui si può ravvisare un modello canoviano, lâEbe), delicatissimo il panneggio, in una commistione di classicismo tardo ottocentesco (âAdolfo Apolloni è quasi un nuovo grecoâ scriveva nel 1912 Angelo Borzelli; Borzelli 1912, p.160) e prime raffinatezze floreali; elementi che rimandano allâambiente artistico facente capo allâAssociazione presieduta da Apolloni. Fondata nel 1862, dal 1870 con elegante sede in via Margutta, alla fine del secolo lâistituzione era tra quelle che catalizzavano la vita culturale della capitale, proponendosi come luogo di ritrovo e di âcontatto tra artisti e amatoriâ (Statuto, 1872, p.3) e multiforme fucina artistica, si pensi solo allâesperienza editoriale del âConvitoâ di DâAnnunzio e di De Bosis. In questo clima, alimentato proprio dallâentusiasmo e dai versi di DâAnnunzio, Roma antica, erede della Grecia olimpica, della Toscana cinquecentesca, del proprio passato rinascimentale (Andreoli 2000, p.33), si rivelava finalmente protagonista della modernitĂ .
âEbro dellâamore di Roma e sitibondo di gloriaâ, come si definĂŹ poi nel Vestibolo Silvano del Laus Vitae, DâAnnunzio attendeva in quegli anni alla stesura delle Elegie Romane (scritte tra lâ87 e il â91), nelle quali il fascino delle bellezze artistiche e architettoniche si fondeva con le emozioni estetiche e paniche di fine secolo, risolvendosi in rapimento e partecipazione: âAve o Roma unica, o dellâanima nostra unica patriaâ (in Ave, Roma); tra i tanti amori di DâAnnunzio, questo ci appare di sorprendente durata: lâ âamore sensuale di Roma, lâamore voluttuoso della mia Romaâ resisterĂ intatto, come testimoniano questi ultimi versi, fino agli anni del Notturno e dellâinterventismo.
Anna Villari
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