Adolf Hirémy-Hirschl
(Temesvar 1860 – Roma 1933)
Fantasia marina
Pastelli di vari colori su carta avana, mm. 214 x 360 (irregolare)
Delimitata da un tratto di cornice a pastello di colore scuro, la composizione appartiene al noto repertorio di figure marine entro scenari fantastici, spesso venati da accenti drammatici, caratteristico della poetica simbolista di Adolf Hirschl che, a Roma dal 1898, assunse il cognome Hirémy.
Di origine ungherese, Hirschl era approdato in Italia nel momento in cui, dopo aver ricevuto il Kaiserpreis (1891) e altri riconoscimenti all’Esposizione del Künstlerhaus di Vienna (1898) – qui si era formato alla Accademia di Belle Arti, sotto la guida dei professori di storia August Eisenmenger e Leopold Karl Müller, tra il 1878 e il 1880 – la sua notorietà veniva incrinata da ragioni non legate alla produzione artistica. Il matrimonio con Isa Ruston, divorziata dal primo marito, aveva determinato un isolamento di Hirschl in seno all’alta società dell’impero austro-ungarico, e a Roma – dove egli aveva già avuto modo di ammirare l’Esposizione Internazionale del 1883, prima di fare ritorno a Vienna nel 1884 – egli trascorse il resto della sua vita, fino al 1933.
Al momento del suo arrivo nell’Urbe, Giulio Aristide Sartorio stava realizzando, a Weimar (1896-99), una delle sue opere più famose: il dittico della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, in fieri già dal 1895. Nei due pannelli della Diana di Efeso e gli schiavi e de La Gorgone e gli Eroi, Sartorio aveva messo in scena un’ampia rappresentazione di stampo onirico, nella quale – al pari di certe suggestioni di Arnold Böcklin (Tritone e Nereide, Monaco, Bayerische Staatsgemäldesammlungen, Schack-Galerie, 1873-74) o di Max Klinger (Tritone e Nereide, Firenze, Collezione villa Romana, 1895) – creature umane e bestiali condividevano lo spazio ristretto degli scogli sullo sfondo di una marina.
Hirschl non era allora distante da questo mondo spirituale e poetico, e dipinti con motivi talassici, animati da mitiche presenze, costellano la sua produzione nell’ultimo decennio del secolo. Tra l’esposizione, nel 1893 a Vienna, dell’opera intitolata Al mare, e la realizzazione, nel 1897, di Frangenti, si inserisce una Fantasia marina del 1894, nella quale compare una figura femminile che suona l’arpa non diversamente dal giovane, presente in questo pastello, seduto sul dorso di un delfino. Per un effetto di sinestesia, il suono musicale dello strumento si fonde – come è stato già rilevato (Garms 1981-82) – a quello dello sciabordio delle acque marine.
Chiara Stefani