Una Morte di Seneca di Domenico Corvi, inedita, è comparsa di recente sul mercato antiquario. Di grande qualità formale e in perfetto stato di conservazione, costituisce un saggio particolarmente significativo di quello specifico aspetto della pittura di storia indicato come exemplum virtutis, fortunato soprattutto in età neoclassica ma sempre presente nella cultura romana moderna. Il quadro di Corvi, ispirato agli Annales di Tacito, si distingue rispetto agli altri del medesimo soggetto fin qui noti per il rigore formale e l’assoluta fedeltà al testo storico. Ne è il probabile pendant il Giuramento di Bruto sul cadavere di Lucrezia(altro soggetto storico, tratto da Tito Livio) conservato nelle raccolte del Pio Monte della Misericordia a Napoli, delle medesime dimensioni e dello stesso momento cronologico, restaurato in quest’occasione. Le due opere sono databili con ogni probabilità alla fine degli anni ’80 del Settecento, per considerazioni di ordine stilistico ma anche concettuale. Come nel caso di due dipinti già noti, il Sacrificio di Polissena del Museo Civico di Viterbo e ilCompianto sul corpo di Ettore del museo dell’abbazia di Montserrat, del 1785, sono ambientate in due momenti diversi della giornata, “a lume di giorno” il Bruto e “a lume di notte” il Seneca, particolarità per la quale Corvi andava famoso.
L’ambientazione curata nei dettagli studiati con competenza ‘antiquaria’, l’esattezza del disegno, la sottigliezza dei passaggi cromatici sono caratteristici della maturità del Corvi, artista profondamente colto (“pittor dotto” lo definì a inizio Ottocento Luigi Lanzi) che fece parte anche dell’Accademia letteraria dell’Arcadia. Nella Morte di Seneca e nel Giuramento di Bruto, due tra i capolavori più alti nell’intero catalogo di Corvi ma anche della pittura storica settecentesca, le articolate componenti della cultura pittorica romana (studio dei classici e dell’antico, profonda intelligenza della tradizione pittorica precedente) confluiscono in realizzazioni perfettamente calibrate.
Corvi fu maestro di disegno dal Nudo nell’Accademia Capitolina ma tenne anche una sua scuola privata, dove si formarono alcuni tra gli artisti maggiori del primo Ottocento, tra i quali si distingue Vincenzo Camuccini.
di Liliana Barroero