GENESI DI UN’OPERA PUBBLICA
Studi e disegni di Antonio Rizzi per le lunette del Vittoriano
I bozzetti e i disegni qui presentati compongono un corpusomogeneo, nella quasi totalità inedito, che documenta il lavoro preparatorio di Antonio Rizzi per le lunette a mosaico del propileo ovest del Vittoriano. La loro pubblicazione colma una lacuna nella conoscenza del lungo e laborioso iter artistico che vide impegnato il
pittore dal 1912 al 1921. Poco, infatti, era noto finora circa il lavoro svolto da Rizzi durante le complesse vicende legate al concorso che lo vide vincitore insieme a Giulio Bargellini, al quale furono affidate le lunette del propileo est del Monumento a Vittorio Emanuele (1).
Questo studio si pone come una prima proposta di ricostruzione del processo creativo che ha portato all’esecuzione delle opere definitive. Si è cercato di individuare le diverse fasi del lavoro e di ricondurre ad esse i numerosi studi di figura che fanno parte di un nucleo grafico dalla forte uniformità tecnica. L’artista si serve sempre di una carta colorata, avana, grigia, in qualche caso verdina, su cui disegna con il carboncino, utilizzato come medium in grado di esaltare la potenza espressiva di un segno “elegante e aspro” (2), ravvivato da tocchi di lumeggiature. Caratteristica del fare artistico di Rizzi è l’elaborazione dell’idea attraverso un’assidua pratica del mezzo grafico, come testimoniano i numerosi disegni preparatori per le sue opere (3).
Nel caso dei disegni per il Vittoriano, la loro abbondanza è dovuta anche alla mancanza di un programma iconografico preciso e ai continui cambiamenti, variazioni e ripensamenti imposti dalla Commissione giudicatrice. Di conseguenza le vicende del concorso risultano determinanti per lo studio e la datazione di questo materiale.
L’idea del Vittoriano fu concepita nel 1878 quando, alla morte di Vittorio Emanuele II, il Parlamento decise di dedicargli un monumento per celebrarlo come Padre della Patria. Il primo Concorso Internazionale fu indetto nel 1880 e, per l’indeterminatezza del tema, servì soltanto ad individuare le linee direttrici di quello che sarebbe stato, nel 1882, il bando del secondo concorso, vinto da Giuseppe Sacconi. Se la scelta del progetto seguì un iter complesso, ancora più articolate furono le sue vicende successive. Posata la prima pietra il 22 marzo 1885, il monumento non ancora terminato fu inaugurato nel 1911 e, a seguito di ulteriori concorsi per la decorazione scultorea e musiva, si giunse al suo effettivo completamento intorno al 1935, anche se per quasi un altro decennio continuarono lavori minori di rifinitura e restauro (4).
Le lunette a mosaico risultano essere l’ultima opera realizzata prima che, con il trasporto nel 1921 delle spoglie del Milite Ignoto, il monumento si caricasse di una nuova valenza simbolica.
Il Concorso Nazionale per la loro realizzazione, bandito l’8 novembre del 1912, non forniva alcuna indicazione sui temi da svolgere, se non quella generica di trarre ispirazione dai concetti di Unità e Libertà, già rappresentati dagli altorilievi sui frontoni dei due propilei (5).
I bozzetti, consegnati il 30 giugno 1913, vennero esposti al pubblico nella Sala dei Modelli del Vittoriano dal 20 al 27 luglio (6) e non furono accolti favorevolmente dalla critica, che lamentò una scarsa aderenza dei partecipanti all’unica condizione suggerita dalla commissione (7). La Sottocommissione Tecnico-Artistica fu chiamata a giudicare quarantanove concorrenti (8) tra i quali selezionò sei artisti: Giulio Bargellini, Paolo Baratta, Antonino Calcagnadoro, Antonio Rizzi, Ferruccio Ferrazzi e Rodolfo Villani, le cui opere furono definite di “notevole pregio” (9). La Sottocommissione lamentò tuttavia un eccessivo affollamento delle composizioni, difficili da tradurre in mosaico e non adatte ad una visione dal basso.
Antonio Rizzi partecipò con due serie di quattro lunette (10) dal titolo: L’Unità d’Italia, Avvenire d’Italia, La Prosperità Interna, L’Espansione Coloniale, e Libertà d’Italia, Libero pensiero, Virtù politiche, Alla pace.
Le quattro tempere qui esposte (cat. 1-4), sono una prima idea delle raffigurazioni Avvenire d’Italia e La Prosperità Interna (11).
Due giorni dopo la Commissione Reale dichiarò vincitore Bargellini per il propileo dell’Unità e nel corso della medesima adunanza, mancando un consenso netto sull’artista cui affidare la decorazione dell’altro propileo, si pensò inizialmente di bandire un secondo concorso riservato ai pittori Baratta, Calcagnadoro e Rizzi. Ernesto Basile suggerì invece di designare immediatamente l’altro artista: Bistolfi segnalò quindi Ferrazzi, i cui bozzetti furono però definiti da Sartorio “capricci eleganti poco rispondenti al tema”; Basile propose allora il nome di Rizzi, suscitando l’approvazione generale, anche in considerazione del fatto che i suoi lavori ben si accordavano, per il tema, con quelli di Bargellini. Di quest’ultimo vennero scelti i soggetti relativi al tema dell’Unità mentre per Rizzi le prove considerate migliori furono quelle ispirate all’idea di Libertà. Vennero infatti scelte le quattro lunette dai titoli Libertà d’Italia, Libero pensiero. Virtù politiche e Alla pace. Gli oli qui esposti (cat. 7-10) rappresentano una prima elaborazione delle tele presentate al concorso, due delle quali sono ora conservate al Museo Civico di Cremona.
Prima dell’assegnazione definitiva la Commissione impose ai due vincitori l’esecuzione di un modello al vero di una lunetta e di un saggio a mosaico di un particolare, riservandosi comunque il diritto di apportare tutte le modifiche ritenutenecessarie (12).
Per questa seconda prova Rizzi scelse un soggetto differente da quelli presentati in precedenza, realizzando una lunetta dal titolo Il Valore, nota attraverso una fotografia pubblicata su “Trentino”(13), di cui esiste un disegno preparatorio conservato in collezione privata (14). Il saggio a mosaico raffigurante un particolare della lunetta concepita da Rizzi si trova nella Gipsoteca del Monumento,
inserito all’interno di un camino in laterizi denominato “Camino Sacconi” (15).
Bozzetto per Avvenire d’Italia (cat. 1)
Nel giugno del 1914 queste nuove prove sottoposte al giudizio della Sottocommissione furono valutate negativamente (quella di Rizzi venne definita “di unduro classicismo tedesco”) perché non in armonia con l’architettura del monumento: il giudizio definitivo venne comunque delegato alla Commissione plenaria (16). I cartoni al vero raffiguranti Il Valore e La Fede, fatti posizionare nelle lunette del propileo sinistro, non furono approvati dalla Commissione che invitò i due artisti a rielaborare le opere semplificandone la composizione e tenendo conto dell’architettura e del carattere del monumento. I nuovi lavori dovevano dunque ispirarsi ad un concetto di stretta simmetria e i gruppi delle figure dovevano avere una rispondenza con le linee architettoniche della costruzione. Venne richiesto a Rizzi e Bargellini di presentare nuovi bozzetti a colori di tutte le lunette “a un quarto del vero” (17).
È questo probabilmente il periodo di maggiore operosità dell’artista che, costretto dalle richieste della Commissione e della Sottocommissione a modificare le proprie composizioni, giunse alla soluzione definitiva attraverso una continua ridefinizione delle masse e numerosi ripensamenti nell’impaginazione complessiva delle figurazioni.
Lo studio del cospicuo materiale esposto ci porta a ipotizzare che Rizzi abbia deciso in un primo momento di semplificare le proposte approvate nel 1913, come è evidente dai disegni a carboncino caratterizzati da una maggiore essenzialità (cat. 13-16), e in seguito di modificare ulteriormente le scene fino a giungere, attraverso numerose variazioni, ad un cambiamento di carattere formale oltre che ad una scelta differente dei temi da rappresentare (cat. 22-29).
Nella stesura finale l’artista semplificò l’impianto compositivo rendendolo più ieratico e sacrale, attraverso una rigida simmetria lontana dal dinamismo dei primi bozzetti.
Il 28 aprile 1915 i nuovi lavori presentati dai pittori furono approvati dalla Commissione che li giudicò aderenti alle linee architettoniche dell’edificio: “II progresso compiuto da Antonio Rizzi nel senso della decorazione è rimarchevole. Le composizioni presentate oggi sono quattro lunette architettonicamente equilibrate e le linee costruttive della parete partecipano al disegno di ciascuna come l’essenziale elemento schematico. […] Queste invenzioni del Rizzi sono nobili, corrette, degne, laddove quelle del Bargellini, anche se lievemente ineguali, sono profondamente sentite” (18).
Le quattro tele oggi conservate a Cremona, molto vicine alla soluzione definitiva dei mosaici, sono probabilmente le prove a un quarto dal vero approvate nel 1915 dalla Commissione, che ordinò successivamente agli artisti di “metter mano ai grandi cartoni” (19).
Nel novembre 1917 la Sottocommissione esaminò il cartone deL’Unione, nel 1918 quello de La Pace, nel 1919 approvò definitivamente La Legge e, infine, l’anno successivo il cartone dell’ultima lunetta raffigurante Il Valore (20), per la quale si chiede ancora una volta la semplificazione della composizione, giudicata “alquanto ingombra di particolari”. Alcune fotografie dell’epoca (cat. 30, 34, 39, 49) testimoniano i diversi stadi della stesura finale del lavoro di Rizzi e le varianti che continuò ad apportare sino alla loro traduzione in mosaico. Questa venne affidata ai maestri romani della Scuola di San Pietro e alla Cooperativa Musaicisti Veneziani, che lavorarono sotto la personale sorveglianza di Rizzi e Bargellini nei laboratori ricavati dagli ambienti della chiesa di S. Rita, sottostanti ai locali dell’Ufficio Tecnico del Monumento.
Nel 1921 tutte le lunette erano terminate e poste nella loro sistemazione definitiva: nel propileo ovest, o della Libertà, le raffigurazioni del Valore, della Legge, della Pace e dell’Unione, opera di Antonio Rizzi; nel propileo est, o dell’Unità, quelle della Forza, della Fede, del Lavoro e della Sapienza di Giulio Bargellini.
Il Valore è caratterizzato dalla figura di un giovane eroe che tempra la spada sull’ara della libertà mentre dalla fiamma si innalzano i fantasmi della Gloria. Alcuni armati e un giovane coribante assistono alla scena.
La Legge ha il suo fulcro nella figura centrale della Giustizia assisa in trono nell’atto di inguainare la spada, con intorno le personificazioni delle altre virtù del buon governo: Sapienza, Temperanza, Forza, Prudenza e Magnanimità. Delle quattro lunette è quella che maggiormente ricorda nel forte decorativismo, nei preziosismi delle vesti e dei gioielli e nell’eleganza delle figure le cadenze secessioniste.
La Pace è contraddistinta dalla figura di Demetra che reca sul braccio un covone di spighe. Le altre figure, poste intorno ad un fontana circondata da rose e colombe, rappresentano l’Agricoltura, la Famiglia, la Civiltà e l’Arte.
L’Unione è rappresentata dall’incontro tra un Soldato e un Poeta, simboli del Pensiero e dell’Azione (21). Ai lati l’aquila e il toro, emblemi di Roma e Torino (22).
Le composizioni sono costruite secondo una scansione verticale definita da un nucleo centrale cui si affiancano altre figure che proseguono lo slancio delle colonne sottostanti. Lo spazio è cadenzato da finte architetture costituite da pilastri o edicole che incorniciano i personaggi principali della scena. Le figure, realizzate con vigoroso plasticismo, richiamano nei corpi possenti esempi classici (il nudo seduto nella lunetta de L’Unione è una puntuale citazione michelangiolesca) cuinon mancano precisi rimandi alla scultura di Wildt e Mestrovic.
Le lunette sono il risultato di un percorso artistico che ha portato Rizzi da una pittura di stampo naturalistico ad un linguaggio maturato in contatto con la cultura modernista e sono contraddistinte da un solido gusto decorativo di ascendenza Liberty, in cui l’artista coniuga echi neo-bizantini tipici della secessione con un solido impianto monumentale. Momenti fondamentali di questo percorso sono la collaborazione con “Novissima” e il dipinto Mereiai del 1906, in cui l’artista sancisce, attraverso un esplicito omaggio a Sartorio, l’adesione a quel simbolismo che nelle opere del Vittoriano raggiunge gli esiti più compiuti e significativi.
di Antonella Dell’Ariccia
NOTE
1) Sono ormai noti diversi studi preparatori per le lunette eseguite da Bargellini. A questo proposito si veda Pasqualina Spadini, Giulio Bargellini, in Schede 1982, catalogo della mostra (Roma, Galleria Carlo Virgilio, 1982-1983), Roma 1982; Simona Antellini, Il Liberty al Vittoriano, Artemide Edizioni, Roma 2000; Anna Maria Damigella (a cura di), L’artista studente. I concorsi del Pensionato Artistico Nazionale di Pittura 1891 – 1939, catalogo della mostra (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, 2002), SACS, Roma 2002.
2) Rossana Bossaglia, Antonio Rizzi (1869-1940) dal verismo alla pittura celebrativa, catalogo della mostra (Cremona, Centro Culturale “Città di Cremona”, 1996), Cremona 1996, p. 14.
3) Cfr. Pietro Bonometti, La grafica di Antonio Rizzi, in R. Bossaglia, cit., pp. 37-71.
4) Per le vicende del Monumento a Vittorio Emanuele II si veda Francesco Sapori, Il Vittoriano, Roma, 1946; Il Vittoriano, Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio, Fratelli Palombi Editori, 1 vol., Roma 1986, II vol., Roma 1988; S. Antellini, II Liberty…, cit.
5) Nel timpano del pronao dell’Unità, sopra l’iscrizione Patriae Unitati, vi è un altorilievo di Enrico Butti, in quello della Libertà, sopra l’iscrizione Civium Lihertati vi è un altorilievo di Emilio Gallori. Per la scultura al Vittoriano si veda S. Antellini, Il Vittoriano. Scultura e decorazione tra classicismo e liberty, Artemide Edizioni, Roma, in corso di stampa.
6) Cfr. Mario Quesada in Secessione romana 1913-1916, catalogo della mostra (Roma, Palazzo Venezia, 1987), a cura di Rossana Bossaglia, Mario Quesada, Pasqualina Spadini, p. 32.
7) Per le polemiche suscitate dagli esiti del concorso si veda: Arturo Calza, Il concorso per le lunette del monumento a V. E. La Mostra dei bozzetti, in “II Giornale d’Italia”, 21 luglio 1913, p. 3; Le lunette a mosaico pel Monumento a V. E. L’Esposizione di Bozzetti, in “II Messaggero”, 22 luglio 1913, p. 2; Ancora il concorso per le lunette del monumento a Vittorio Emanuele, in”La Tribuna”, 27 luglio 1913, p. 3.
8 ) Non si conoscono tutti gli artisti partecipanti al concorso, dagli articoli citati nelle nota precedente si evincono alcuni nomi tra i quali figurano quelli di Bargellini, Baratta, Calcagnadoro, Nomellini, Casanova, Ferrazzi, Costantini, Stoppoloni, Rizzi e Villani. Per le lunette di Calcagnadoro si veda Mario Quesada, Ines Millesimi, Antonio Calcagnadoro (1876-1935), Roma 1992, pp.128-132; per Rodolfo Villani, si veda Prima Biennale romana, Esposizione Nazionale nel Cinquantenario della Capitale, catalogo della mostra, Roma 1921, in cui viene esposto L’Umanesimo, uno dei bozzetti presentati al concorso, e Antonella Dell’Ariccia, in Fabio Benzi, Claudio Strinati (a cura di), La famiglia nell’arte. Storia ed immagini nell’Italia del XX secolo, catalogo della mostra (Roma, Museo del Corso, 2002- 2003), De Luca, Roma 2002, p. 196.
9) Verbale dell’adunanza pomeridiana della STCA del 28 luglio 1913 in ACS, Min. LL.PP., Dir. Gen. Edil., Div. V, B.50, F. 127. Estratti dai verbali delle adunanze sono pubblicati in S. Antellini, II Liberty…, cit., pp. 115-136.
10) Dal verbale dell’adunanza della STCA del 28 luglio 1913, cit., e dall’articolo di Carlo Tridenti, Le lunette a mosaico pel monumento a Vittorio Emanuele, in “Rassegna Contemporanea” anno VI, Serie II, 10 agosto 1913, pp. 485-486, si evince che il pittore presentò due serie di bozzetti, una a fondo oro e l’altra a tondo azzurro.
11) Cfr. Serenella Rolli, Antonio Rizzi. Bozzetti per allegorie, in Serenella Rolfi, Chiara Stefani (a cura di), Quadreria. Dipinti e acqerelli dal XVI 11 al XX secolo, catalogo della mostra (Roma, Galleria Carlo Virgilio, 1999), Roma 1999.
12) Verbale dell’adunanza della CR del 30 luglio 1913 in ACS, Min. LL.PP., Dir. Gen. Edil., Uiv. V, B.47, R 124.
13) Manlio Belzoni, Un quadro di Antonio Rizzi donato al Museo di Trento, in “Trentino”, marzo 1941, p. 79.
14) Cfr. Pietro Bonometti, La grafica di Antonio Rizzi, in R. Bossaglia, cit., p. 71.
15) Cfr. S. Antellini, II Liberty…, cit. pp. 60-63.
16) Verbali dell’adunanza della STCA del 26 e del 27 giugno 1914 in ACS, Min. LL.PP, Dir. Gen. Edil., Div. V, B.50, F. 127.
17) Verbali dell’adunanza pomeridiana della CR dell’11 luglio 1914 in ACS, Min. LL.PP., Dir. Gen. Edil., Div. V, B.47, F. 124.
18) Verbali dell’adunanza pomeridiana della CR del 28 aprile 1915 in ACS, Min. LL.PP, Dir. Gen. Edil., Div. V, B.19, E. 27.
19) Oltre ai cartoni, per la stesura definitiva vennero utilizzate anche tele, in parte recentemente restaurate ed esposte all’interno del Monumento.
20) Nel verbale dell’adunanza della STCA del 26 giugno 1920 (in ACS, Min. LL.PP., Dir. Gen. Edil., Div. V, B.51, F.128) si parla del cartone raffigurante la Libertà. Nessuna delle quattro lunette effettivamente realizzate da Rizzi ha questo titolo; potrebbe trattarsi di un errore da parte dell’estensore del verbale, oppure di un cambiamento in corso d’opera del soggetto o dell’intitolazione.
21) I temi del Pensiero e dell’Azione erano già presenti nell’apparato decorativo del Vittoriano pensato da Sacconi e rappresentavano due elementi fondamentali della nuova nazione unificata: si tratta dei due gruppi bronzei posti ai lati dell’ingresso al monumento realizzati da Giulio Monteverde e Francesco Jerace. Cfr. S. Antellini, Il Vittoriano…, cit.
22) Preziose informazioni circa i soggetti vengono fornite in G.B., I lavori del Monumento a Vittorio Emanitele II in Roma. I musaici delle lunette dei propilei, in “L’Illustrazione Italiana”, anno LXVIII, n. 36, 4 settembre 1921, pp. 268 – 269 e in S. Antellini, II Liberty…, cit.
Nota biografica
Nasce a Cremona il 18 gennaio 1869 da Pietro Rizzi e Fanny Mina, nobildonna colta e raffinata, fervente appassionata di musica, che lo partorisce quasi in teatro.
Nel diario della madre (Fanny Mina Rizzi, Mon journal, Roma, archivio privato) si legge “Il mio Nino è nato il 18 gennaio dell’anno 1869 (….). La sera innanzi Pierino ed io avevamo assistito allo spettacolo d’opera nel teatro Concardia ed eravamo tornati a casa colla nostra carrozza oltre la mezzanotte. Nelle ore quattro del mattino (…) appunto è nato Nino, bambino bellissimo”. La passione per la musica e il rammarico di non aver intrapreso la carriera di cantante accompagneranno Rizzi per tutta la vita.
Dopo gli studi ginnasiali comincia a dedicarsi alla pittura con il maestro Giovanni Bergamaschi, che lo incoraggia ad iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Brera dove segue i corsi di Giuseppe Bertini, Raffaello Casnedi, Giuseppe Mentessi e Ludovico Pogliaghi.
Appena uscito dall’Accademia realizza l’immenso sipario del Teatro Ponchielli di Cremona, decorato con una rappresentazione allegorica della musica in cui il giovane artista si ispira alle composizioni di Tiepolo.
Nel 1891 esegue un affresco per la facciata della chiesa di San Felice a Cremona e poco dopo partecipa con il dipinto Nerone e il cadavere di Agrippina al concorso “Gavazzi” per la pittura di storia. Nel 1984 il quadro vince il prestigioso “Premio Fumagalli” assegnato come incoraggiamento a giovani artisti italiani. Nello stesso anno ottiene con il Ritratto di Raffaello il “Premio Mylius”.
Negli anni seguenti, oltre ad alcuni dipinti, esegue un fregio per il teatro Politeama Verdi di Cremona e uno per un teatro a Caracas.
Nel 1899 l’artista partecipa alla Biennale di Venezia, alla quale sarà presente con regolarità fino al 1924. L’opera esposta, Vespro Estivo, fu in seguito premiata con la medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di Monaco e a quella di St. Louis e successivamente acquistata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Tra il 1900 e il 1906 vive a Venezia, dove trascorre uno dei momenti più sereni della sua vita dedicandosi allo studio della pittura “en plein air”.
In questo periodo inizia la collaborazione con la rivista “Novissima”, nata su ispirazione dell’austriaca “Ver Sacrum”, su cui l’artista pubblica numerose illustrazioni oltre a realizzarne la copertina nel 1902.
Bibliografia
Fanny Mina Rizzi, Mon journal, 1866 – 1916, diario inedito, Roma, archivio privato.
Verbali delle adunanze della Commissione Reale e della Sottocommissione in ACS, Min. LL.PR, Dir. Gen. Edil., Div. V, B.50, F. 127; B.47, F. 124; B.19, F. 27.
Arturo Calza, Il concorso per le lunette del monumento a V. E. La Mostra dei bozzetti, in “II Giornale d’Italia”, 21 luglio 1913.
Le lunette a mosaico pel Monumento a V. E. L’Esposizione di Bozzetti, in “II Messaggero”, 22 luglio 1913.
Ancora il concorso per le lunette del monumento a Vittorio Emanuele, in “La Tribuna”, 27 luglio 1913.
Carlo Tridenti, Le lunette a mosaico pel monumento a Vittorio Emanuele, in “Rassegna Contemporanea”, anno VI, serie II, 10 agosto 1913.
G. B., I lavori del Monumento a Vittorio Emanuele II in Roma. I musaici delle lunette dei propilei, in “L’Illustrazione Italiana”, anno LXVIII, n. 36, 4 settembre 1921.
Prima Biennale romana, Esposizione Nazionale nel Cinquantenario della Capitale, catalogo della mostra, Roma 1921.
Piero Scarpa, Antonio Rizzi, in “II Meridiano”, ottobre 1921.
Giuseppe Galeati, Le glorie di Cremona, Pittura di Antonio Rizzi nel salone della Consulta, in “Cremona”, IX, 1937.
Manlio Belzoni, Un quadro di Antonio Rizzi donato al Museo di Trento, in “Trentino”, marzo 1941.
Renzo Bacchetta, Antonio Rizzi pittore, in “Cremona”, gennaio 1941.
Francesco Sapori, Il Vittoriano, Roma, 1946.
Pasqualina Spadini, Giulio Bargellini, in Schede 1982, catalogo della mostra (Roma, Galleria Carlo Virgilio, 1982 – 1983), Roma 1982.
Pasqualina Spadini (a cura di), Opere inedite di Giulio Bargellini, Emporio Floreale, Roma 1982.
Il Vittoriano, Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio, Fratelli Palombi Editori, Roma, I voi., 1986, II voi., 1988.
Bruno Mantura, Mario Quesada (a cura di), Ferruccio Ferrazzi dal 1916 al 1946, catalogo della mostra (Spoleto, Palazzo Rosari Spada, 1989), De Luca, Roma 1989.
Carla Gregori, Mario Biazzi pittore cremonese 1880 – 1965, Claudio Madoglio Editore, Cremona 1992.
Mario Quesada, Ines Millesimi, Antonio Calcagnadoro (1876-1935), Edizioni Carte Segrete, Roma 1992.
Natalia Cozzano, Antonio Rizzi, in Giovanna Bonasegale (a cura di),Catalogo Generale della Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea, De Luca, Roma 1995.
Rossana Bossaglia (a cura di), Antonio Rizzi (1869 – 1940) dal verismo alla pittura celebrativa, catalogo della mostra (Cremona, Centro Culturale “Città di Cremona” in Santa Maria della Pietà, 1996), Cremona 1996.
Lars Breggren, Lennart Sjöstedt, L’Ombra dei Grandi. Monumenti e politica monumentale a Roma (1870 – 1859), Artemide Edizioni, Roma 1996.
Serenella Rolfi, Antonio Rizzi. Bozzetti per allegoerie, in Serenella Rolfi, Chiara Stefani (a cura di), Quadreria. Dipinti e acqerelli dal XVIII al XX secolo, catalogo della mostra (Roma, Galleria Carlo Virgilio, 1999), Roma 1999.
Simona Antellini, Il Liberty al Vittoriano, Artemide Edizioni, Roma 2000.
Anna Maria Damigella (a cura di), L’artista studente. I concorsi del Pensionato Artistico Nazionale di Pittura 1891 – 1939, catalogo della mostra (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, 2002), SACS, Roma 2002.
Antonella Dell’Ariccia, Rodolfo Villani, in Fabio Benzi, Claudio Strinati (a cura di), La famiglia nell’arte. Storia ed immagini nell’Italia del XX secolo, catalogo della mostra (Roma, Museo del Corso, 2002- 2003), De Luca, Roma 2002.
Simona Antellini, Il Vittoriano. Scultura e decorazione tra classicismo e Liberty, Artemide Edizioni, Roma, in corso di stampa.
Nel 1906 ottiene la cattedra di Figura e Pittura all’Accademia di Perugia, rimanendovi per cinque anni, durante i quali si dedica quasi esclusivamente all’insegnamento.
La partecipazione alle mostre nazionali e internazionali è costante e nel 1911 vince la medaglia d’oro all’Esposizione di Barcellona con la tela La Marcia funebre, ispirata dall’Eroica di Beethoven.
Nel 1910 è nominato membro della Commissione della Prima Esposizione d’Arte Moderna di Cremona, nella quale gli viene dedicata una sala personale.
Nel 1913 vince insieme a Bargellini il Concorso Nazionale per le lunette a mosaico per i propilei del Vittoriano, ai quali lavorerà incessantemente fino al 1921, trasferendosi a Roma, ospite dell’architetto Antonio Mina, suo zio.
Terminati i lavori per le lunette inizia una lunga corrispondenza con Illemo Camelli, personaggio di spicco della vita artistica cremonese, che lo aiuta a superare i momenti di crisi conseguenti al suo ritorno a Firenze, dove si trova in un ambiente ormai divenutogli estraneo.
Dal 1923 al 1930 lavora per la sua città natale dedicandosi alla decorazione della Sala della Consulta del Palazzo Comunale e nel 1936 vince il concorso per le vetrate del Duomo di Milano con un’opera ispirata alla vita di Giovanni Battista, che però non sarà mai realizzata.
Nel 1937 dona un’importante nucleo delle sue opere al Museo Civico di Cremona.
Negli ultimi anni della sua vita, ormai ridotto quasi alla cecità, lavora caparbiamente all’opera con cui intendeva partecipare al Premio Cremona del 1941, ispirata al tema “Gioventù Italiana del Littorio” e al dipinto Miracolo delle spade sulla leggenda di Giovanna D’Arco. Muore a Firenze nel 1940.