Il pittore Ennio Morlotti nasce a Lecco il 21 settembre 1910 da una famiglia di umili origini, ed è costretto quindi fin da giovane ad interrompere gli studi per provvedere al proprio sostentamento. La sua formazione in campo artistico avviene quindi da autodidatta, frequentando prevalentemente le opere d’arte conservate nelle chiese e nei musei. Nel 1936 il pittore riesce a trasferirsi a Firenze dove si diploma all’Accademia di Belle Arti sotto la guida di Felice Carena. Nel 1937 Morlotti espone alcuni dipinti alla Mostra del Paesaggio Lecchese, e con i ricavi delle vendite decide di trasferirsi a Parigi, dove rimane stregato dalla sintassi geometrizzante di Cézanne e viene colpito da Guernica di Picasso. Rientrato a Lecco nel 1939 Morlotti dipinge la Processione del Corpus Domini nella chiesa del Santissimo Redentore, per poi spostarsi a Milano grazie ad una borsa di studio concessagli da Aldo Carpi, dove diventa allievo di Achille Funi presso l’Accademia di Brera. Con il maestro l’artista collabora alle decorazioni dell’Università di Padova, ed echi della sua arte possono trovarsi in dipinti come Le statue con cui il pittore partecipa al IV Premio Bergamo.
Nel 1940 il Nostro aderisce al movimento “Corrente” stringendo amicizia con Renato Guttuso e Ernesto Treccani, gruppo che coagula le proteste antifasciste e professa la libertà della creazione artistica.
Al 1946 risale l’esposizione presso la Galleria Il Camino di Milano e l’adesione del pittore al “Fronte Nuovo delle Arti”, con cui espone nel 1947 presso la galleria La Spiga, nonché la firma con Vedova e Testori del manifesto Oltre Guernica, volto a rinnovare la sintassi picassiana in chiave espressionista. L’anno seguente, grazie all’intervento di Lionello Venturi, l’artista ottiene una borsa di studio per recarsi due anni a Parigi, ma dopo pochi mesi, non riuscendo a combinare nulla, ritorna a Milano – se non altro ha conosciuto Picasso!
Gli anni Cinquanta sono caratterizzati da un periodo di isolamento e di crisi per il pittore, che grazie all’incontro con Francesco Arcangeli e Giovanni Testori, due grandi storici dell’arte, riscopre la pittura naturalistica lombarda del Cinque e Seicento, che si riversa in dipinti come La siesta, esposta alla Biennale di Venezia del 1952. Morlotti aderisce poi al “Gruppo degli Otto” con cui partecipa nel 1953 ad una mostra itinerante in Germania, mentre alle Biennali del 1954 e 1956 riceve una sala personale dove espone i risultati delle ultime ricerche figurative, volte a codificare una nuova forza semantica del colore e della materia, venendo presentato in catalogo dal Testori.
Nel 1962 l’artista vince il premio per la pittura alla Biennale di Venezia, ex aequo con Capogrossi, cui fece seguito l’importante mostra neyorkese del 1964 presso la galleria Odyssia.
Gli anni ’70 sono dedicati dal pittore alla realizzazione della serie dei Teschi (olio su tela, 1977, collezione Merlini), dedicati all’amico Arcangeli scomparso da poco, esposti per la prima volta a Parma nel 1975; e a quella delle Rocce, la naturale evoluzione della sua produzione paesaggistica, una nuova, intensa, riflessione sul lascito cézanniano.
Muore a Milano il 15 dicembre 1992.
La pittura del Morlotti, caratterizzata da una forza del colore sensuale e pastosa, è dedicata prevalentemente alla rappresentazione della natura, ben apprezzabile in dipinti come Foglie (olio su tela, 1965, Macerata, Museo di Palazzo Ricci), in cui il colore è steso su numerosi strati con la spatola, ricreando la consistenza della materia organica. Alla base della poetica del pittore c’è la volontà di trasmettere la ciclicità della natura, che tutto inghiotte e incorpora.
Centrale all’interno del percorso artistico del pittore è Le donne di Varsavia (olio su tela, 1946, Musei Vaticani), in cui il linguaggio picassiano viene filtrato attraverso una sintassi violenta di matrice espressionista.