Il pittore Domenico Soldiero – assumerà il cognome Morelli a partire dal 1848 – nasce a Napoli il 7 luglio 1823 e si iscrive giovanissimo al Real Istituto di Belle Arti della città, facendosi apprezzare fin da subito ai concorsi accademici. Nel 1844 Morelli vince il primo premio nel concorso di pittura con il dipinto rappresentante Virgilio comanda a Dante di inginocchiarsi alla vista dell’angelo che guida la navicella con le anime del Purgatorio (olio su tela, Napoli, Prefettura), esposto alla Biennale borbonica dell’anno seguente, che gli permette di svolgere un soggiorno a Roma di un mese. Nell’Urbe il pittore può così studiare dal vero i capolavori della statuaria antica, visita lo studio di Francesco Coghetti e rimane particolarmente colpito dagli affreschi del Casino Massimo realizzati dal gruppo dei Nazareni. Nel 1848 il Nostro partecipa con Goffredo e l’Angelo al concorso per il pensionato romano, arrivando secondo dietro Saverio Altamura, non potendo tuttavia trasferirsi a Roma a causa dei rivolgimenti politici. Dopo aver eseguito l’opera Un neofita (olio su tela, 1850, Napoli, Museo di Capodimonte), saggio per il primo anno di pensionato, Morelli raggiunge segretamente Firenze nel 1851 con l’obiettivo di ampliare i propri orizzonti culturali e figurativi. Qui incontra Pasquale Villari, allievo della scuola liberale di De Sanctis, che lo spinge ad approfondire le fonti storico-letterarie, in accordo all’ancora viva tradizione romantica. Dalla lettura di Byron nasce ad esempio il dipinto Corsari greci sulla spiaggia (olio su tela, Napoli, Università degli Studi Federico II), in cui il lessico è ancora accademizzante e fondato sul rigore del purismo lineare. Il primo grande successo arriva nel 1855 quando Morelli presenta alla mostra borbonica Gli iconoclasti (olio su tela, Napoli, Museo di Capodimonte), ammirata dallo stesso sovrano, che dà avvio ad una fase di più obiettiva descrizione della realtà, denominata verismo storico, caratterizzata dall’intensificarsi in chiave drammatica dei valori cromatici e dei contrasti chiaroscurali. Determinante per la maturazione artistica del pittore è anche l’amicizia con il compositore Giuseppe Verdi, che diviene de facto il suo consigliere artistico e che lo indirizza verso tematiche legate al contemporaneo teatro romantico, come può apprezzarsi nel dipinto rappresentante I Vespri siciliani (olio su tela, 1860, Napoli, Museo di Capodimonte)
Nel 1856 il pittore compie un viaggio a Firenze insieme al giovane collega Bernardo Celentano, con il quale stringe una profonda amicizia e che ritrarrà nel 1859 (olio su tela, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), dove esegue il Ritratto di Pasquale Villari (olio su tela, 1856 ca., Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), fratello di Virginia, che Morelli aveva sposato nel 1853.
Assai significativo il ruolo di Morelli anche in relazione alla vita culturale e alle attività delle istituzioni artistiche dell’Italia unita, fattosi più intenso con l’ottenimento della cattedra di pittura presso l’Istituto di Belle Arti di Napoli nel 1868, quando tra le altre iniziative si interessa per rinnovare i modelli didattici e garantire agli studenti una formazione adeguata. Ma già nel 1862 il Nostro aveva partecipato della fondazione della Società Promotrice di Belle Arti, che tramite mostre annuali voleva dare sostegno ai giovani artisti. Successivamente nel 1882 il pittore ottiene, insieme a Filippo Palizzi, la direzione del Museo artistico industriale, venendo insignito quattro anni dopo della carica di senatore.
Alla prima Biennale di Venezia del 1895 Morelli partecipa con il dipinto Cristo nel deserto (olio su tela, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), che nel 1892 doveva essere già a buon punto, come documenta con ammirazione Giuseppe Casciaro che lo aveva potuto vedere nello studio dell’artista, presentato successivamente anche all’Esposizione Universale di Parigi del 1900.
Muore a Napoli il 13 agosto 1901.
Considerato il caposcuola ottocentesco dell’arte napoletana in riferimento alla pittura di figura, Morelli si distinse per le sue elevate doti tecniche nel genere storico-letterario, come documenta il dipinto rappresentante Torquato Tasso legge la Gerusalemme Liberata a Eleonora d’Este (olio su tela, 1865, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), presentata alla III Promotrice di Napoli del 1865 e all’Esposizione Universale di Parigi del 1867, che si sostanzia come una virtuosistica scenografia d’interno di corte in cui la ricostruzione storica è immaginata e vera allo stesso tempo, in accordo alla personale poetica dell’artista.
La GNAM di Roma conserva un’altra significativa testimonianza del percorso artistico del pittore, il famoso Le tentazioni di sant’Antonio (olio su tela, 1878), dipinto che attese Morelli per diverso tempo, come si può apprezzare nei numerosi bozzetti e disegni ad esso dedicati, inviato nel 1878 al mercante Goupil per essere presentato all’Esposizione Universale di Parigi, dove tuttavia rimase incompreso, sancendo la rottura del rapporto tra il mercante e l’artista. Si tratta in questo caso di un’opera dalla febbrile tensione psicologica e dall’erotismo mistico, tra simbolismo e realismo, con il santo irrigidito contro il muro della spelonca nel difficile tentativo di allontanare le tentazioni, personificate dalle seducenti fanciulle che si divincolano sotto la stuoia.
Altrettanto importante nella carriera del pittore fu anche la fase orientalista, sostenuta dalle letture del Corano, dai resoconti di viaggio e dalle documentazioni fotografiche della Palestina, stilisticamente legata all’eredità di Mariano Fortuny, come documentato dalla serie delle Odalische o dal dipinto raffigurante Maometto prega prima della battaglia (olio su tela, 1887, Trieste, Museo Revoltella), presentato all’Esposizione Nazionale di Venezia del 1887, caratterizzato da un colorismo più sciolto e libero che si disinteressa della precisione descrittiva.