Il pittore Giovanni Costa, meglio noto con il diminutivo Nino, nacque a Roma il 15 ottobre 1826 da un imprenditore di successo nell’industria tessile. Formatosi inizialmente presso il collegio gesuitico di Montefiascone, il Nostro venne successivamente introdotto alla carriera artistica divenendo in un primo momento allievo di Vincenzo Camuccini (1840 ca.), per poi lavorare come apprendista negli studi di Coghetti e Landi, che lo indirizzarono verso l’accrescimento di competenze grafiche d’ascendenza neoclassica.

Nel 1848 il pittore prese parte ai moti della Repubblica Romana e combattĂ© nella difesa di Vicenza, legandosi subito dopo a Francesco Podesti, con il quale si riuniva per dipingere quadri ancora d’impronta romantico-classicista. Nello stesso periodo di tempo, durante le estati passate in villeggiatura con la madre ai Castelli Romani, Costa iniziò ad interessarsi all’osservazione diretta della natura, eseguendo i primi studi all’aria aperta. Fu così che il pittore nel 1850 decise di trasferirsi a vivere ad Ariccia per poter recarsi con comoditĂ  nelle zone boschive dei dintorni ad eseguire degli studi dal vero, molti dei quali ad olio su tavola di piccole dimensione, influenzati nel loro processo creativo dalla poetica della Scuola di Barbizon e soprattutto dell’inglese George Mason. Con quest’ultimo infatti nel 1853 il Nostro fondò la “Scuola Etrusca”, che ebbe in realtĂ  una vita d’un paio d’anni, e con il quale andò sviluppando idee teoriche fortemente ispirate dalla definizione di “truth” che si trova in Modern painters di Ruskin (1843). Di questo periodo sono opere eseguite cogliendo l’impressione immediata della natura per poi tornare sulla composizione aggiungendo particolari colti dal vero, come Verso Ardea (olio su tela, 1855, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) e le Vedute di Capri (olio su tela, Roma, collezione privata). Nel 1859 Costa, di ideologie politiche anti-reazionarie e democratiche, si arruolò volontario nell’esercito piemontese, per poi far ritorno a Roma dopo l’armistizio di Villafranca. Nel tragitto il pittore sostò dapprima a Pisa e poi a Firenze, dove si incontrò con Serafino De Tivoli – con il quale aveva stretto amicizia durante la difesa di Roma del ’48 – e frequentò gli artisti gravitanti intorno al Caffè Michelangelo – specialmente Fattori riconobbe l’importanza delle suggestioni introdotte da Costa nei rapporti tra toni e valori cromatici.

Al 1862 risale il trasferimento dell’artista a Parigi, dove espose al Salon di quell’anno Donne che imbarcano legna nel porto di Anzio (olio su tela, 1852, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), dipinto dieci anni prima e considerato come il momento conclusivo delle sue indagini sul “vero”, in cui le impressioni en plein air vengono ricomposte in studio nel passaggio dal bozzetto al quadro finito. Nell’estate dello stesso anno Costa compì un viaggio a Londra, dove Leighton lo introdusse all’interno dell’ambiente artistico-culturale inglese, per poi ritornare con Mason a Parigi, dove il pittore potĂ© approfondire la conoscenza della poetica del Corot, e si recò a dipingere nella foresta di Fontainebleau mettendo le mani per la prima volta su La Ninfa (olio su tela, 1862-1895, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna).

Dopo aver fondato nel 1876 il Golden Club per promuovere lo studio diretto della natura, nel 1878 Costa visitò l’Umbria e la Toscana in compagnia di alcuni amici inglesi alla riscoperta della pittura del Quattrocento e della spiritualitĂ  toscana, esperienza dal quale nacquero alcune opere liricamente intense come Dopo la lettura di Petrarca e Frate Francesco e Frate Sole (olio su tela, 1880 ca., Castle Howard). Al 1882 risale la personale dell’artista allestita presso la Fine Arts Society di Londra, cui seguì l’intensificarsi dei rapporti di Costa con l’ambiente inglese e in particolare con Howard, poi noto come Lord Carlisle, con il quale era legato da una forte affinitĂ  sia per quanto riguarda le concezioni artistiche che per le comuni visioni politiche. Nel 1886 l’artista fondò insieme a Giulio Aristide Sartorio il gruppo “In Arte Libertas” con l’obiettivo di riaffermare la pittura dal vero con tematiche paesaggistiche, divenendone uno dei principali promotori e presenziando con regolaritĂ  alle rassegne organizzate dalla societĂ .

Morì a Marina di Pisa il 31 gennaio 1903.

Formatosi all’interno dell’ambiente accademico romano, e seguendone almeno nelle prime battute le direttrici d’ascendenza purista e romantica, ben presto Costa sviluppò interessi personali che lo portarono a sperimentazioni formali volte a rinnovare il linguaggio artistico italiano, dedicandosi alla rappresentazione della natura sotto l’influenza degli artisti stranieri che avevano operato nell’Urbe, come Valenciennes e Corot. Da questi il pittore mutuò la visione emotiva e sensitiva del dato naturale, accantonando di conseguenza la mera descrizione del dato reale, come evidenzia l’incamminarsi verso tale direzione la giovanile Ripa Grande (olio su tela, 1848, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), in un formato giĂ  accentuatamente orizzontale, che diventerĂ  assai adottato dai macchiaioli per la sua evocativa funzionalitĂ . Lo stesso formato, che permetteva a Costa di dispiegare le scene con una maggiore apertura di campo, è utilizzato nel dipinto che la Galleria ha trattato dal titolo Paesaggio con due figure femminili (olio su tela, 1860-1870), distinto da una solida sapienza nella composizione spaziale che si sostanzia attraverso una resa delle distanze ben calibrata, con la visuale incanalata dalla radura e dai cespugli sulla destra.

Ad una fase piĂą matura, spirituale e simbolista, caratterizzata da un intenso lirismo e da una poetica psichicitĂ  atarassica, appartiene l’opera To Be or not To Be. Who Loves not is not (olio su tela, 1879 ca., Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), in cui la giovane allieva Francesca Drage è intenta a dipingere in un’atmosfera sospesa.