Il pittore Annibale Gatti nacque a Forlì il 16 settembre 1827, trasferendosi a soli tre anni a Firenze al seguito del padre, dove nel 1843 si iscrisse presso l’Accademia di Belle Arti. Successivamente Gatti entrò nello studio di Giuseppe Bezzuoli, frequentato al tempo anche da Giovanni Fattori, e sebbene non aderì mai alla corrente dei Macchiaioli, l’artista frequentò il Caffè Michelangelo e fu lui ad introdurvi Diego Martelli, suo allievo sul finire degli anni ’50. Fattosi notare per le proprie capacità all’interno della scuola, dove ottenne annualmente dei riconoscimenti, nel 1856 Gatti si recò a Roma per completare la propria formazione con lo studio della statuaria antica e dei grandi maestri del passato. Il pittore frequentò ad inizio carriera prevalentemente soggetti storico-religiosi, dedicandosi con lungimiranza a quel filone assai apprezzato dai contemporanei volto a glorificare le grandi personalità del passato. Nacquero così dipinti come La partenza dei Crociati (olio su tela, 1858, ubicazione sconosciuta), Michelangelo che mostra il Mosè a molti uomini illustri del suo tempo (olio su tela, 1855, ubicazione sconosciuta). Dopo i lavori a fresco eseguiti nella Cattedrale di San Miniato (1859) e nel Palazzo Toscanelli a Pisa (1860), nel 1861 occorse la prima prestigiosa commessa del Gatti, ovvero l’affresco nella Sala del Trono di Palazzo Pitti con Il Genio di casa Savoia presenta l’Italia al consesso delle altre nazioni. Nello stesso anno il pittore entrò in contatto con la sua committente più importante, la baronessa Fiorella Favard, per la quale eseguì le decorazioni nel palazzo di città con Storie della vita del Tasso e della Gerusalemme Liberata, quelle nella villa di Rovezzano con Il Paradiso nella cappella funeraria e la grande tela rappresentante Moliére legge le sue commedie alla serva (olio su tela, 1864, ubicazione sconosciuta). Al 1870 risale Il trasporto di santa Verdiana, che vinse il concorso Casamorata e ricevette la medaglia d’oro dal Ministero della Pubblica Istruzione.
Morì a Firenze il 13 agosto 1909.
Le prime prove del Gatti risultano incentrate su un neosecentismo d’ascendenza bezzuoliana, come documentato dalla pala con la Gloria di Santa Verdiana conservata presso la chiesa di Santa Verdiana a Castel Fiorentino (olio su tela, 1861), in cui il pittore rinnova il genere della pittura sacra, ancorato al canone purista, inscenando una rappresentazione sontuosa dai forti contrasti chiaroscurali. Prima di raggiungere la propria destinazione l’opera venne presentata all’Esposizione Universale di Firenze del 1861, dove fu premiata con la medaglia d’oro.
In un secondo momento il lessico del pittore approdò ad un decorativismo di gusto pompier di cui può darsi conto citando il dipinto con Vittorio Alfieri visita i pedanti fiorentini (olio su tela, 1870, villa di Lairone), in cui Gatti si esprime attraverso un linguaggio civettuolo.
La Galleria ha presentato un raro disegno del pittore, uno Studio accademico di spalle (matita e biacca su carta bruna) appartenente con ogni probabilità agli anni di formazione presso il Bezzuoli, considerando l’impostazione plasticamente accademica del modello.