Il pittore Serafino De Tivoli nacque a Livorno nel marzo del 1826, trasferendosi giovanissimo a Firenze insieme alla famiglia, dove a partire dal 1838 diventa allievo del paesaggista Carlo Markò il Vecchio. Insoddisfatto dell’idea di proseguire la tradizione della pittura di paesaggio ideale, nel 1849 De Tivoli iniziò a frequentare il Caffè Michelangelo, avendo stretto l’anno precedente amicizia con Nino Costa, conosciuto sulle barricate innalzate per la difesa di Roma, alla quale aveva preso parte con entusiasmo. Il pittore prese quindi a compiere escursioni atte all’osservazione dal vero della natura, da cui sbocciarono opere come Veduta di Villa Corsini (olio su tela, 1850) esposta alla Promotrice fiorentina e Bosco sul lago di Albano (olio su tela, 1851). Nel 1854 è tra i fondatori della “Scuola di Staggia”, che prende il nome dalla località senese in cui De Tivoli, insieme a Saverio Altamura, Nicola La Volpe ed altri pittori, si recava per eseguire dipinti di vivida immediatezza. Fondamentale per l’evoluzione artistica del pittore fu la visita all’Esposizione Universale di Parigi del 1855, dove poté entrare in contatto con le novità introdotte dalla scuola francese dei barbizonniers, il che portò alla definizione della corrente dei “macchiaioli”. L’impegno del pittore inizia a concentrarsi sui problemi tonali, accentuando i chiaroscuri e i contrasti fra luce e ombra, come evidenziano i dipinti Veduta presso Firenze e Case di cavatori presso Montmartre, esposti alla Promotrice del 1856. Al 1861 risale la partecipazione dell’artista alla prima Esposizione Nazionale di Firenze, dove presenziò con quattro vedute toscane, mentre l’anno successivo è alla XXI Esposizione della Società Promotrice di Belle Arti di Torino, dove tuttavia non incontrò il favore entusiasta della critica, specialmente di Telemaco Signorini.
Nel 1864 De Tivoli raggiunse il fratello Felice a Londra, dove rimase fino al 1873, quando decise di stabilirsi a Parigi, pur mantenendo vivi i contatti con la comunità artistica fiorentina.
Morì a Firenze il 1° novembre 1892.
Artefice di una pittura di macchia, basata sulla giustapposizione di colori senza l’utilizzo di linee di contorno, De Tivoli è tra i primi artisti a sperimentare un nuovo linguaggio espressivo dove l’osservanza diretta della natura diventa il presupposto essenziale su cui far emergere i rapporti tra luce ed ombra. Tra i primi esempi di questa nuova arte è il Paesaggio con bovi (olio su tela, 1855 ca., Livorno, Museo Fattori), giocato sulla contrapposizione tra la parte sinistra del dipinto, dove gli alberi proiettano ombre scure e non permettono al cielo di essere visibile, e quella destra, dove la luce abbagliante consente di esaltare tutte le gradazioni di verde dell’erba fresca.
Verso la fine della sua attività la pittura del De Tivoli si fece ancora più rarefatta e impressionista, come testimonia il Paesaggio (olio su tela, 1874, ubicazione ignota) già proprietà Vallecchi, dalla pennellata pastosa e vigorosa.