Il pittore Raffaele D’Auria nasce a Napoli nel 1799, e viene indirizzato dal padre Paolo a compiere gli studi artistici presso l’Accademia di Belle Arti della città, dove si forma sotto l’egida di Giuseppe Cammarano. Divenuto ben presto un abile disegnatore e apprezzato ritrattista, tra le sue prime opere figurano il Ritratto di Giuseppe Maria Poli, acquistato dal re Ferdinando I, e quello del marchese Giuseppe Ruffo, direttore della Real Segreteria di Stato. Alla prima Biennale borbonica del 1826 il pittore figura tra i partecipanti con sette opere, composte da ritratti e scene di genere.
Al 1830 risale la nomina di D’Auria a professore onorario del Real Istituto di Belle Arti, esponendo alla Biennale dello stesso anno un Ritratto di vecchio che chiede l’elemosina e un Tasso in Abruzzo chiede le vesti ad un pastore per nascondersi dai nemici, inciso nel 1839 dal Pisante. Nel 1851 è tra i professori dell’Accademia riunitisi per deliberare in merito alla prova di concorso destinata ad assegnare la cattedra di pittura, che toccò infine al Mancinelli.
Muore a Napoli dopo il 1859.
Ritrattista che godette di un’ampia stima da parte della corte borbonica e dell’aristocrazia partenopee, D’Auria si dedicò con minor frequenza alla pittura di soggetto storico, della quale ci resta un bellissimo esempio nel dipinto raffigurante La persecuzione dei greci (olio su tela, 1859, Prefettura di Caserta), dove una figura femminile in primo piano intenta ad abbracciare con gesto protettivo i due figli, è presentata nella sua composta dignità attraverso forme ancora legate ad un gusto classicista. Così come rara è la produzione del pittore di scene di genere, che possiamo apprezzare nella Benedizione pasquale (olio su tela, 1853, Napoli, Palazzo Reale), che sembra quasi mutuata da una delle composizioni di Greuze rese famose dalla circolazione delle traduzioni in incisione, caratterizzata da una modesta e pausata atmosfera domestica.
Nel genere che più contribuì a renderlo celebre, quello del ritratto, il pittore si espresse spesso tramite le tecniche dell’acquerello e del pastello, come nei ritratti di Consalvo Carelli e della madre conservati presso la Pinacoteca Bindi, di estrema vitalità e immediatezza.