Il pittore Giovanni Andrea Darif nacque a Venezia il 7 settembre 1801, e sebbene le fonti non ricordino un suo alunnato specifico presso altri artisti, molto probabilmente fu attratto dalla personalità di Francesco Hayez, che dal 1817 al 1820 tenne il suo studio in città. La prima testimonianza certa in relazione al Darif risale al 1824, quando è ricordato tra gli espositori a Milano con un San Giovanni Battista nel deserto, mentre all’anno successivo risalgono gli affreschi nella seconda sala nuova dell’Accademia, dove insieme a De Min dipinse i ritratti degli artisti veneziani, successivamente rimossi – sono conservati nei depositi – ma visibile nel dipinto di Borsato Le onoranze in morte del Canova.
Del 1827 sono la pala d’altare con La Vergine col Bambino in gloria e i santi Sebastiano e Girolamo e una Sacra Famiglia, esposte entrambe alla mostra dell’Accademia braidense. Quest’ultima opera venne particolarmente lodata per le qualità pittoriche, e figura tra le migliori opere di soggetto religioso segnalate dal Colpo d’occhio sullo stato attuale delle belle arti in Lombardia del 1828.
Intorno alla metà degli anni Venti il pittore soggiornò varie volte ad Udine ottenendo l’apprezzamento della locale committenza, che lo invitava ad esporre a Milano i dipinti che nel tempo gli allogava. Darif si dedicò anche con frequenza al genere della pittura di storia, come testimonia il pregevole Agostino Chigi presenta la Fornarina a Raffaello, presentato all’Esposizione Internazionale di Trieste del 1840.
Del pittore sono note anche alcune realizzazioni ad affresco, e tra queste la principale è sicuramente la decorazione della cappella Passalacqua a Moldasio, dove sulle pareti esterne realizzò nove affreschi con Adamo ed Eva, Vescovi e santi della diocesi di Como, assai danneggiati.
Morì a Milano il 2 dicembre 1870
Pittore dalla cultura figurativa assai vasta e dalla cifra stilistica particolarmente eclettica, Darif seppe plasmare il proprio linguaggio in accordo alle varie situazioni in cui si trovò a dipingere. Nei dipinti di soggetto mitologico mostra difatti di aver scelto di adottare un lessico più strettamente neoclassico, vicino ai modi dell’Appiani, come dimostra l’affresco con Achille e Briseide (pittura a fresco trasportata su tela, 1860, Milano, Pinacoteca dell’Accademia). Nelle opere assimilabili per tematiche trattate alla corrente del Romanticismo storico, il pittore si accosta a forme espressive più espressionistiche e teatrali, accostabili alla produzione di Hayez, come testimonia il Ratto delle spose veneziane (disperso, ma di cui è riemerso il modelletto sul mercato antiquario), esposto nel 1829 alla rassegna braidense di Milano.
Nel genere del ritratto Darif si dilettò in una produzione particolare e singolare, dipingendo su cristallo e realizzando numerose miniature di preziosa raffinatezza ad olio su tela, come il Ritratto di Stefano Stampa, figlio della moglie di Manzoni, di cui resta un disegno a matina presso il museo dedicato allo scrittore.