Il pittore Andrea D’Antoni nacque a Palermo il primo dicembre 1811, iniziando a frequentare, appena sedicenne, lo studio di Giuseppe Patania e i corsi dell’Accademia del nudo dopo aver ricevuto una solida formazione letteraria da parte di don Benedetto Passarello, un educatore privato al quale era stato affidato da un fratello sacerdote. Il pittore sviluppò quindi doti non comuni nel disegno e nell’anatomia, realizzando tra le prime opere un Timoleonte e L’amore disperato di Saffo, caratterizzati da un’intonazione di stucchevole classicismo. Sempre grazie all’aiuto del fratello e di uno zio D’Antoni poté recarsi a Roma nel 1832, soggiornandovi per cinque anni, facendosi assorbire dallo studio dei grandi maestri del passato, Michelangelo e Raffaello soprattutto, ma non rimanendo tuttavia insensibile agli stimoli provenienti dal nuovo gusto neoclassico emendato da Canova, Landi, Camuccini ecc. Nell’Urbe il pittore iniziò Gli spiriti magni, che però dovette lasciare incompiuto per il viaggio a Napoli che si rese necessario a causa della morte dello zio. Dopo una breve sosta a Palermo, D’Antoni fece ritorno a Roma nel 1838, protraendo di altri due anni il suo soggiorno, donando prima della partenza del 1840 la pala con San Francesco Saverio che resuscita un appestato alla chiesa dei Siciliani di Roma (olio su tela, disperso).
Ritornato nella città natale, il pittore iniziò a frequentare il circolo culturale gravitante intorno al marchese Corradino d’Albergo, all’interno del quale si professavano idee patriottiche. In questo clima D’Antoni fu spinto ad interessarsi a tematiche particolarmente care al romanticismo storico, iniziando a dipingere opere dai forti accenti politici e ispirate alla letteratura. Sono questi i casi del Dante dormiente, della Donna del Camposanto (olio su tela, 1842), ispirato da un carme di Errante sulle vittime del colera e soprattutto Le carceri politiche, appartenuto al barone Franco di Palermo. Tra i protagonisti in prima linea dei moti rivoluzionari del ’48, con la restaurazione e il frantumarsi dei sogni di libertà e indipendenza, anche la sua produzione risentì di queste speranze disattese: il pittore eseguì difatti a partire dal 1841 dipinti come L’esule e Il galantuomo (olio su tela, Torino, collezione privata), che denuncia l’amarezza per la libertà negata. Si aprì da qui in poi una stagione nella quale D’Antoni si dedicherà principalmente alla pittura di carattere sacro, licenziando tra gli altri nel 1845 un San Nicola di Bari per la chiesa Madre di Piana dei Greci e nel 1852 la Deposizione per il monastero della Trinità a Petralia Sottana. Tra le ultime opere del pittore occorre menzionare il Ritratto del re a cavallo, commissionatogli dal municipio di Palermo nel 1866, ed oggi conservato nell’aula magna del liceo “Vittorio Emanuele II”
Morì a Palermo il 23 dicembre 1868.
La cifra stilistica di Andrea D’Antoni è caratterizzata da un algido e preciso accademismo, dal disegno marcato, derivatogli dalla formazione di stampo accademico, che riuscì comunque a stemperare grazie all’adozione di sensibilità puriste rimeditate sulla lezione di Raffaello. Purtroppo tali peculiarità non possono essere ammirate nei quadri di soggetto storico, andati quasi completamente distrutti, tuttavia la sua Venere dormiente della Galleria d’Arte Moderna di Palermo (olio su tela, 1840 ca.) mostra nel modo più significativo le straordinarie qualità tecniche del pittore, apprezzabili sia nella precisa e solida capacità di dare sostanza alle forme, sia nella resa tattile dei panneggi.
Nel genere del ritratto il pittore adottò soluzioni formali che si sostanziano attraverso un fare rigido, in grado tuttavia di cogliere la psicologia intima degli effigiati, come nel caso del Ritratto di Giuseppe Patania (olio su tela, Palermo, Galleria d’Arte Moderna).