Il pittore Camillo Crespolani nasce a Modena il 25 dicembre 1798 e, dopo aver seguito i corsi dell’Accademia Atestina, che lo formano in campo artistico tout court, grazie ad una pensione ducale nel 1825 si trasferisce a Milano per perfezionarsi nell’atelier di Alessandro Sanquirico. Il suo esordio viene fatto risalire con l’allestimento dell’Eduardo e Cristina, su musiche di Rossini, rappresentato il 29 ottobre 1827 presso il teatro di corte.
Scenografo ufficiale del teatro di Modena a partire dal 1835, Crespolani lavorò anche per quello di Reggio tra il 1830 e il 1837: dei suoi numerosi allestimenti resta traccia nei bozzetti conservati presso la Fondazione Cini di Venezia. Accanto a questa attività il pittore venne impegnato anche nella realizzazione di apparati effimeri per le festività pubbliche, come nel caso dell’ingresso a Modena di Francesco IV, tornato in città dopo i moti del 1831, in occasione del quale dipinse i “trasparenti” che ricoprivano l’anfiteatro appositamente costruito.
Nel campo della decorazione a fresco, realizzata con la collaborazione di Luigi Manzini, a cui spettava l’esecuzione delle figure, Crespolani si ispirò solo saltuariamente ad un repertorio di gusto barocchetto, mentre più frequenti furono produzioni di matrice classico-antiquariale sulla scorta dell’Opera Ornamentale di Giuseppe Borsato (Venezia 1822). In relazione a tali premesse i due lavorarono nelle chiese modenesi di San Giorgio (1831) e di San Barnaba (1838), così come nelle residenze private, ad esempio nella distrutta Villa Estense delle Pentetorri ispirata al gusto pompeiano.
Al 1833 risale la nomina del pittore a professore onorario dell’Accademia Atestina. A partire dal 1837 insegnò ornato e prospettiva, ruolo che Crespolani onorò con impegno fino al 1860, formando tra gli altri Ferdinando Manzini.
Morì a Modena il 22 marzo 1861.
A Camillo Crespolani viene riconosciuto principalmente il merito di aver rinvigorito una scena artistica, quella della pittura d’ornato a Modena, che languiva in uno stagnante immobilismo. Sicuramente la sua formazione, così fortemente legata ai modelli ampiamente collaudati dagli ambienti accademici, non gli consentì di cogliere e abbracciare in pieno le istanze di rinnovamento che sia andavano invocando dalla corrente romantica, costringendolo a insistere su un affidabile linguaggio neoclassico. L’acquarello con Il cortile di Palazzo Cybo a Massa (Modena, Museo Civico) risulta in effetti quasi un mero saggio di abilità prospettiche. Tuttavia la sempre sostenuta qualità tecnica delle sue imprese e l’elevata professionalità con cui svolse l’attività didattica permisero a Modena di diventare uno dei centri di maggior prestigio nel campo della decorazione teatrale.
In merito al genere del ritratto del pittore è noto unicamente l’Autoritratto (olio su tela, 1850 ca., Modena, Museo Civico), del quale esiste una seconda versione presso l’Istituto d’Arte “A. Venturi”, aderente ad un neoclassicismo alla moda francese, al quale si sommano valori tattili d’ascendenza lombarda.