Il pittore Francesco Coghetti nacque a Bergamo il 12 luglio 1801, e venne avviato agli studi letterari e filosofici, per poi iscriversi all’Accademia Carrara studiando con Giuseppe Diotti. Nel 1821 Coghetti si trasferì a Roma per completare la propria formazione sotto il Camuccini, aprendosi poi uno studio presso Palazzo Altemps. Le prime commissioni giunsero al pittore dalla propria città natale. Da Roma inviò, tra gli altri, la Presentazione di Gesù al tempio per la parrocchiale di Almenno San Bartolomeo (olio su tela, 1825) e I santi Aldeida, Antonio, Michele e Lupo per la chiesa di San Michele dell’Arco (olio su tela, 1828). Nell’Urbe il pittore strinse amicizia con il concittadino Gaetano Donizetti, che ritrasse nel 1832: il dipinto venne esposto nel 1897 all’Esposizione donizettiana di Bergamo, e dovrebbe essere ancora tra gli eredi del musicista. Nel 1833 affrescò la cupola del duomo di Bergamo, e l’anno successivo entrò a far parte dell’Accademia di San Luca, divenendone accademico di merito nel 1837. Allo stesso anno risale l’inizio dei lavori per il principe Alessandro Torlonia nella sua villa sulla Nomentana, dove il pittore affrescò il Parnaso nella sala da ballo e Storie di Alessandro Magno in un salone. Intorno all’inizio degli anni Quaranta si avverte una svolta purista nella cultura figurativa del pittore, come ravvisabile negli affreschi realizzati sulla volta della cattedrale di Savona (1846-1849) con Angeli e profeti. Il Coghetti non mancò di partecipare ad uno dei cantieri più importanti della metà del secolo, ovvero la ridecorazione della basilica di San Paolo fuori le Mura, per la quale licenziò il Martirio di san Lorenzo (olio su tela, 1851, ora nella sagrestia) e i due affreschi nella navata maggiore con l’Estasi di san Paolo e il Battesimo dei santi Processo e Martiniano.
Tra le commissioni più prestigiose ricevute dal pittore, il Transito della Vergine (olio su tela, 1862), destinato all’altare maggiore della cattedrale di Piacenza, riscosse numerose critiche da parte della cittadinanza. Tuttavia questo evento negativo non smorzò l’ascesa del pittore, che dal 1858 al 1873 tenne la cattedra di pittura presso l’Accademia di San Luca.
Morì a Roma il 20 aprile 1875.
Tra i massimi rappresentanti della pittura romantica a carattere storico, il pittore seppe far convivere senza idiosincrasie il rigore del disegno e la nobiltà dei personaggi con brani di natura morta e interni di gusto fiammingo. Tale capacità è manifesta ai più alti livelli nel dipinto che rappresenta Ludovico Martelli ferito a morte in duello abbraccia Maria de’ Ricci (olio su tela, 1848, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), ispirato al romanzo di Francesco Guerrazzi, con evidenti riferimenti alle trame politiche contemporanee.
Realizzato su richiesta pervenuta nel 1844 da parte dell’Accademia di San Carlos in Messico, il dipinto con Scena del Diluvio (olio su tela, 1853, Città del Messico, Museo National de San Carlos), spicca all’interno della produzione del pittore per scelta compositiva e potenza emotiva, con le figure plasticamente modellate sconvolte dai bagliori di una luce portentosa.
Apprezzato ritrattista, in questo genere il Coghetti si mantenne fedele alla tradizione dei grandi maestri settecenteschi, impreziosendo le sue opere con quei colori morbidi e sfumati d’ascendenza lombarda. Un esempio di tale produzione è il Ritratto del vescovo Carlo Gritti Morlacchi (olio su tela, 1833, Bergamo, cattedrale di Sant’Alessandro Martire), dal volto gioviale e naturalisticamente trattato, impreziosito da panneggi mossi e scultorei dalle cromie vivide e cangianti.