Il pittore Luigi Cochetti nasce a Roma il 4 ottobre 1802 e, dopo aver intrapreso gli studi classici presso il Collegio Romano, si iscrive ai corsi dell’Accademia di San Luca. Entrato nelle grazie del cardinale Ercole Consalvi, il pittore viene affidato alle cure di Antonio Canova, che nel 1819 lo presenta a Tommaso Minardi, appena nominato direttore dell’Accademia di Belle Arti di Perugia. Nel 1820 Cochetti vince il primo premio per il disegno nel concorso della scuola del nudo, facendo ritorno l’anno successivo nell’Urbe al seguito dello stesso Minardi, chiamato ad insegnare disegno presso la San Luca. Il legame tra discepolo e allievo, che si fa sempre più stretto, è testimoniato dall’Autoritratto con Luigi Cochetti dipinto dal faentino. Grazie al dipinto raffigurante La continenza di Scipione (olio su tela, Roma, Accademia di San Luca), tema dettato dalla commissione accademica, il pittore vince nel 1821 il Concorso dell’Anonimo, garantendosi una pensione triennale. A partire dal 1823 il Cochetti è impegnato ad aiutare Minardi nella faticosa elaborazione della Visione di san Stanislao Kostka (olio su tela, 1825, Roma, chiesa di Sant’Andrea al Quirinale), mentre l’anno seguente partecipa al Concorso Clementino con un bassorilievo avente per soggetto Agar ristora il figlio Samuele, che tuttavia non riscosse apprezzati consensi. Del 1828 è la prima opera autonoma di un certo rilievo eseguita dal pittore, vale a dire la tempera con L’Armonia consegna la cetra al Genio fermano per il sipario del teatro di Fermo e Gli ozi di Giove sulla volta, commissione rigiratagli da Minardi. Dal 1839 al 1842, su incarico di Alessandro Torlonia, il pittore è impegnato con l’affresco Venere alla toletta dipinto nella seconda sala del piano nobile della sua villa fuori Porta Pia. A causa di un esaurimento nervoso, Cochetti rallenta il ritmo del lavoro, tornando a dedicarsi alla grande decorazione ad affresco nel 1860 con gli interventi nella basilica di San Paolo – L’angelo tutelare di Paolo in Macedonia e La serva indemoniata. Nel mentre il pittore era stato nominato accademico di merito dell’Accademia perugina (1847) ed aveva acquistato l’isola Bisentina presso il lago di Capodimonte, donando alla chiesa cittadina un dipinto rappresentante La Vergine in gloria col Bambino, San Rocco e San Michele Arcangelo (olio su tela, 1855). Tra le ultime opere licenziate dal Cochetti, si possono citare La Vergine, gli Angeli e i Patriarchi affrescati nel 1870 sull’arco di trionfo della chiesa di Santa Maria in Trastevere – il bozzetto venne esposto lo stesso anno all’Esposizione Romana per l’Arte Cattolica – e le pale d’altare con Lo sposalizio della Vergine e La Sacra Famiglia per la chiesa di Sant’Andrea della Valle.
Muore a Roma il 6 febbraio 1884.
Interprete di un linguaggio ieratico, dolce e levigato, Cochetti seppe coniugare le esperienze giovanili legate ad ambienti classicisti con le nuove istanze di sobrietà concettuale e cromatica professate dai puristi, suggeritegli in forma più sostanziale dal maestro Tommaso Minardi. La giovanile Continenza di Scipione con la quale il pittore vinse il Concorso dell’Anonimo nel 1821 è difatti improntata ad un neoclassicismo solido di matrice camucciniana, su cui possono leggersi riflessioni sulle novità introdotte dalla generazione dei pittori più giovani, come Palagi e Hayez.
Successivamente la cifra stilistica del Cochetti puntò al raggiungimento di effetti – e affetti – più astratti e dal temperamento mite, come è apprezzabile nella Madonna del Porto dipinta nel 1856 per la chiesa di Santa Maria del Ponte al Porto di Senigallia, dove manifesta è l’adesione al canone raffaellesco.