Il pittore Felice Carena nacque a Cumiana, nei pressi di Torino, il 13 agosto 1879 all’interno di un contesto familiare borghese che lo incoraggiò e sostenne nella sua volontà di intraprende la carriera artistica. Frequentò così i corsi dell’Accademia Albertina.
Fondamentale per lo sviluppo del lessico figurativo del pittore fu il viaggio a Parigi intrapreso nel 1900, che gli permise di entrare in contatto con le opere di Manet e Millet.
Grazie alla vittoria del Pensionato Artistico Nazionale nel 1904 il pittore, insieme allo scultore Angelo Zanelli, poté trasferirsi a Roma dove entrò in contatto con la scrittrice Gina Ferrero, iniziando ad interessarsi a tematiche sociali e umanitarie. I dipinti di questo periodo trattano infatti i temi della miseria e degli emarginati, come dimostra La Vittoria (olio su tela, collezione privata) con cui Carena partecipò alla Biennale di Venezia del 1909.
Grandi successi arrisero al pittore con le personali allestite in occasione della Mostra Annuale della Società Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma del 1910 e alla Biennale di Venezia del 1912, dove presentò dipinti come Ofelia (olio su tela, collezione privata), dalle movenze e il segno grafico puramente Liberty. Nel 1913 il pittore partecipò come organizzatore alla I Esposizione della Secessione Romana che vedeva esporre, tra gli altri, Felice Casorati e Ferruccio Ferrazzi.
Gli anni del conflitto mondiale fecero cadere l’artista in una profonda crisi d’inattività, e al suo termine diede inizio a quell’intensa fase romana che lo vide frequentare con assiduità Anticoli Corrado.
Carena partecipò alla Biennale di Venezia del 1926 dove espose, tra le altre, Cavalli e buoi (olio su cartone, 1924, già Galleria Carlo Virgilio) e Apostoli (olio su tela, Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti).
Nel 1949 il pittore ottenne la nomina a presidente dell’Unione Cattolica degli Artisti Italiani, nel 1956 quella a membro del Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti mentre del 1963 è la medaglia d’oro per l’arte sacra donatagli dall’Accademia dei Virtuosi del Pantheon.
Morì a Venezia il 10 giugno 1966.
Dopo aver sviluppato un lessico che prendeva le mosse da quello del maestro Giacomo Grosso, fondato sul realismo che che era lo stile dominante sul finire del secolo, ben presto Carena finì per distaccarsene venendo ispirato dalle matrici più raffinate del simbolismo internazionale, come dimostra il Ritratto della madre (olio su tela, 1912, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), apertamente influenzato dalle opere di Carriére.
In dipinti d’apertura di secolo come La rivolta (olio su tela, 1904, Roma, Accademia di Belle Arti) si fa evidente l’impronta lasciatagli dalla visione delle opere di Manet e Millet.