Appartenente ad una famiglia benestante, il pittore Vincenzo Caprile nasce a Napoli il 23 giugno 1856 potendosi dedicare senza troppe preoccupazioni a seguire la propria vocazione artistica. Nel 1874 l’artista si iscrive così all’Istituto di Belle Arti di Napoli, in seno al quale frequenta dapprima i corsi dello Smargiassi, poi quelli di Domenico Morelli. Fattosi apprezzare già nel 1873 alla Promotrice “Salvator Rosa”, il primo successo del pittore giunge nel 1880, quando espone alla IV Esposizione di Belle Arti di Torino il dipinto raffigurante La dote di Rita, replicando l’anno seguente all’Esposizione Nazionale di Milano con la tela dal titolo Chi mi vuol bene mi segua. Gli interessi principali del Nostro in questa fase aurorale della carriera vengono assorbiti dalla trasposizione in chiave pittorica della vita popolare napoletana e ciociara, per indagarne le contraddizioni, i tipi caratteristici, la poetica miseria. Dopo aver presenziato negli anni successivi alle rassegne di Berlino (1883), Nizza (1884) e Londra ed essere stato nominato professore onorario presso l’Istituto di Belle Arti di Napoli, nel 1888 Caprile si trasferisce a Buenos Aires, dove si dedica prevalentemente al genere del ritratto e viene ammesso tra i membri della Società di Belle Arti.
Tornato in patria già nell’anno successivo il pittore è presente all’Esposizione Universale di Parigi, sebbene il vigore del suo linguaggio sembra attenuarsi, di cui è indice l’utilizzo sempre più frequente del pastello, che consente sfumati più seducenti. Nel 1895 Caprile partecipa alla Prima Biennale di Venezia con l’opera La strage degli innocenti (olio su tela, uno studio è conservato a Napoli, Museo di San Martino), scena di genere mista alla natura morta in cui presenta gli agnellini pronti a diventare la portata principale nel giorno della Pasqua.
Tipica della produzione tarda dell’artista, in cui torna a riflettere sulle tematiche della giovinezza dallo spiccato carattere narrativo, è il dipinto avente per soggetto Scena di mercato a Napoli vecchia (olio su tela, 1910, Napoli, Museo Civico di Castel Nuovo), esposto alla IX Biennale di Venezia e alla Promotrice napoletana del 1911.
Muore a Napoli il 23 giugno 1936.
Interprete sul piano figurativo della vita e del folklore partenopeo nella sua accezione più verista e popolare, Caprile seppe farsi apprezzare per un linguaggio schietto e una piacevolezza coloristica, come testimoniato dal dipinto rappresentante L’acqua zurfegna a Santa Lucia (olio su tela, 1884, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), tra le sue creazioni più apprezzate, tipica del suo ductus dalla pennellata agile. L’opera raffigura uno scugnizzo napoletano studiato dal vero ed è indagato, così come la natura morta rappresentata dai grandi orci in terracotta, con virtuosistico scrupolo, ed è stata esposta alla Promotrice torinese del 1884, alla The Italian Exhibition di Londra del 1888 e alla Biennale di Venezia del 1903.
Particolarmente fortunata anche la produzione del pittore relativa alle vedute, un genere praticato con maggior entusiasmo durante il soggiorno veneziano, dove Caprile dipinse en plein air scorci di canali di grande immediatezza descrittiva.