Achille Alberti nacque a Milano il 12 marzo 1860, fu allievo a Brera dello scultore Pietro Magni, divenendo poi egli stesso professore della medesima accademia.
Nel 1918 l’Alberti vinse la medaglia d’oro all’Esposizione Nazionale di Brera presenziando con una scultura in marmo rappresentante Il Nazzareno. L’artista si dedicò nel tempo libero, ma non senza risultati di un certo livello, anche all’attività pittorica, che considerò sempre secondaria, ma di cui volle dare egli stesso testimonianza in un’esposizione del 1930 presso la Galleria Pesaro di Milano.
Un nutrito corpo di opere dell’Alberti sono conservate presso le Raccolte d’Arte dell’Ospedale Maggiore di Milano, tra cui vanno annoverati alcuni dipinti di nature morte e la scultura in gesso dal titolo Ultime faville. Morì a Lentate (Cannago) il 15 luglio 1943.
Achille Alberti fu scultore potente e vigoroso quanto pittore dal temperamento delicato e soave. Specializzatosi nella realizzazione di busti e monumenti funerari, tra le sue produzioni più celebri vanno ricordate le statue eseguite per la facciata della Borsa di Milano, esempio della sua poetica eclettica dai toni fortemente simbolici, romanticamente declinati in un malinconico afflato spirituale. Lo scultore, influenzato per altro dall’opera di Achille Orsi, riuscì a giungere ad uno stile aggiornato che abbandonava la tradizione accademica in favore di un naturalismo introspettivo, in accordo alle lotte sociali, pur tuttavia non rinnegando mai riferimenti al classicismo, come può evincersi nella scultura in bronzo Il pescatore del 1920.