Figlio di Francesco, professore di pittura presso l’Accademia Clementina di Bologna, Clemente Albèri nasce nel 1803 a Bologna (o Rimini) e, come intuibile, la sua formazione artistica avvenne in ambito accademico. Sotto la guida paterna si esercitò nella copia delle opere dei grandi maestri emiliani del Seicento, dimostrando di aver raggiunto un elevato grado di abilitĂ con la vittoria del premio Curlandese del 1825 con una Dimostrazione scientifica di Pitagora. Intorno al 1827 dovettero aver inizio i suoi rapporti con l’ambiente fiorentino, considerato che è tra gli espositori presso l’Accademia della cittĂ . Dopo aver insegnato per alcuni anni alle Scuole Comunali di Pesaro, a partire dal 1839 il pittore occupò la cattedra di pittura all’Accademia Clementina succedendo al padre, finchĂ© nel 1860 non venne sostituito da Antonio Puccinelli. A seguito di questo evento, Albèri si isolò dalla scena artistica della cittĂ di Bologna, dove morì nel 1864.
Particolarmente apprezzato per le sue capacitĂ ritrattistiche, genere di cui ci rimangono numerose prove di qualitĂ sempre elevata, Clemente Albèri operò anche per personalitĂ di altissimo lignaggio come lo Zar Nicola I. Tra le sue prime prove si può annoverare il Ritratto della contessa Giulia Tomani Amiani (1831, Fano, Pinacoteca Civica), un olio su tela in cui il pittore mostra di conciliare la lezione locale con le influenze piĂą aggiornate, cosicchĂ© la rigiditĂ accademica viene smorzata da una leziositĂ raffinata, dimostrando di aver prestato attenzione soprattutto alla lezione di Ingres. La critica attribuisce un’importanza primaria per l’affermarsi del pittore sull’ambiente bolognese al Ritratto del conte Filippo Bentivoglio del 1837, in collezione privata.
Per la chiesa di S. Agostino di Fano realizzò la pala d’altare con il Martirio di S. Filomena, in cui dispiega con sobrietĂ la lezione dei Carracci e di Guido Reni.