Nato a Trieste il 1° settembre 1845, il pittore Eugenio Scomparini venne avviato all’arte nella locale scuola di disegno diretta da Giovanni Moscotto per poi, come da prassi, frequentare a partire dal 1863 l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 1868 l’artista si affermò nei concorsi accademici del disegno e del nudo ricevendo anche un premio per “l’invenzione storica su cartone”. Dello stesso anno è la prima opera nota dell’artista, una Veduta dello squero delle gondole in campo San Trovaso, mentre al 1869 risale l’esordio pubblico del pittore, quando espose il dipinto La confidenza (olio su tela, collezione privata) nelle sale dell’Accademia, presentato poi anche alla Promotrice. Nel 1871 Scomparini espose alla seconda mostra della Società di Belle Arti di Trieste una seconda versione de Una lettera noiosa e riscosse un notevole successo l’Amleto (olio su tela, Trieste, Civico Museo Revoltella) presentato all’Esposizione Agricola-Industriale e di Belle Arti.
Grazie ad un sussidio comunale il pittore si trasferì a Roma nel 1874 dove entrò in contatto con l’opera di Mariano Fortuny, che lasciò una grande impressione su di lui divenendo un vero punto di riferimento; sussidio che venne rinnovato anche nel 1877, anno in cui Scomparini presentò ben sette opere all’esposizione della Società di Belle Art. Nel 1879 l’artista vinse una medaglia d’argento all’esposizione internazionale di Teplitz grazie ad un’Odalisca (ad oggi ancora non rintracciata). Con l’approdo al decennio successivo il pittore prese a partecipare in maniera sempre meno numerosa alle esposizioni cittadine, preferendo dedicarsi alla grande decorazione murale e accrescendo il proprio prestigio sulla scena artistica locale. Nel 1884 venne infatti nominato presidente del Circolo Artistico Triestino, mentre nel 1887 assumerà l’incarico di docente di disegno figurale e pittura decorativa alla Kaiserlich Königliche Staatgewerbeschule.
L’eclettismo di Scomparini ben appagava il gusto dell’alta borghesia triestina, che prese quindi ad ingaggiarlo per la realizzazione di importanti apparati decorativi, come quelli in palazzo Scuglievich nel 1890, incentrati sul tema della rappresentazione delle arti e della storia, le grandi tele per il Caffè della stazione del 1897 e i fregi per palazzo Artelli del 1906.
Un’altra importante parentesi all’interno della carriera del pittore su cui vale la pena soffermarsi, marginale ma non per questo priva di risultati encomiabili, è quella della decorazione dei sipari teatrali, inaugurata nel 1878 con il Politeama Rossetti di Trieste e proseguita con il Politeama Garibaldi di Treviso (1887, distrutto durante la seconda guerra mondiale), per giungere fino al teatro Fenice di Trieste.
Morì a Trieste il 17 marzo 1913.
Votato alla grande decorazione d’ascendenza tiepolesca, in accordo al revival neo-settecentesco che accomunò gli artisti a lui vicini, Scomparini fu assai apprezzato per il suo stile eclettico capace di plasmarsi in base al soggetto da rappresentare e al luogo destinato ad ospitarlo. La sua vena allegorica, che traeva ispirazione dalla Vienna del Ring, ben si prestava a rappresentare le ambizioni della società triestina, in quanto capace di condensare in una sorta di artefatta mitologia le immagini delle sue fortune commerciali. È il caso ad esempio della sua ultima grande opera, la tela raffigurante L’Edilizia dipinta nel 1912 per la Cassa di Risparmio di Trieste, dove Scomparini affrontò la tematica del lavoro con una forte declinazione umanitaria, riflettendo sulla giustizia sociale.
In merito alle opere da cavalletto, il pittore dedicò gran parte delle proprie energie al genere del ritratto, divenendone uno dei più aggiornati e apprezzati interpreti, come testimonia il Ritratto di Margherita Gauthier (olio su tela, Trieste, Museo Revoltella), esposto in occasione della rassegna organizzata dal Circolo Artistico Triestino del 1890, caratterizzato da una ricchezza cromatica arricchita dai bagliori d’una vaga lucentezza sulle stoffe, in cui la protagonista de La signora delle camelie di Dumas emana un decadentismo malaticcio.