Tra i protagonisti della scena artistica partenopea del periodo Restaurazione, il pittore Salvatore Fergola nacque a Napoli il 24 aprile 1796 in una famiglia di artisti. Il padre Luigi infatti, pittore paesaggista di stampo hackertiano, lavorò come incisore presso l’Officio Topografico di Napoli, luogo in cui mosse i primi passi anche Salvatore. Dopo l’iniziale formazione di stampo letterario e gli studi di architettura, il pittore decise di seguire le orme del padre divenendo ben presto il cronista prediletto dalla famiglia borbonica, che volle sempre al suo seguito affinché ne registrasse le apparizioni ufficiali e gli eventi più importanti. Le prime testimonianze dell’attività del pittore risalgono al 1819, quando fu attivo al seguito del duca di Calabria, che Fergola accompagnò anche in Sicilia. L’anno seguente l’artista è tra gli allievi di Anton van Pitloo, che innestò sul sostrato analitico di ascendenza hackertiana del Fergola le nuove istanze che facevano approdare il paesaggismo verso atmosfere più liriche ed evocative. A partire dal 1821 ebbe inizio l’intensa attività del pittore al servizio dei Borbone, quando accompagnò Francesco I a Castellammare per dipingere alcune vedute della costa, località in cui tornò nel 1823 realizzando L’imbarco della famiglia reale dal fiume Sarno e nel 1827 per documentare il varo della fregata “Isabella”. Nello stesso anno Fergola fu nominato, su ordine di Francesco I, professore onorario del Reale Istituto di Belle Arti, a testimonianza dell’alta considerazione in cui era tenuto dal sovrano. Lo stesso Francesco I, quando nel 1829 accolse il re di Sardegna Carlo Felice, volle che Fergola illustrasse l’evento con due dipinti donati poi alla casa Savoia: L’arrivo nella rada di Napoli delle ll. mm. sarde e Lo sbarco delle ll. mm. sarde alla deputazione di Salute (olio su tela, Torino, Palazzo Reale). Nel 1838 il pittore partecipò al concorso per la cattedra di paesaggio, vinto però dallo Smargiassi, che negli anni successivi si rivelò come una stimolante fonte d’ispirazione per il Fergola, spinto a dedicarsi al paesaggio storico, come testimoniano i dipinti esposti alla Biennale borbonica del 1851 raffiguranti il Sacrificio di Caino e Abele (olio su tela, Napoli, Avvocatura dello Stato) e Caino fugge dalla chiamata di Dio (olio su tela, Napoli, Palazzo Reale). A partire dal 1843 circa il pittore aveva dato inizio ad una nuovo filone della sua attività artistica incentrato nella realizzazione di marine in tempesta, tra cui il Naufragio di quattro marinai, esposto alla Biennale borbonica del ’43, e Mare in tempesta presentato a quella successiva (1845) e acquistato dalla casa reale. Fergola partecipò alla Prima Esposizione Nazionale di Firenze del 1861 con il dipinto San Francesco in orazione nell’orto (olio su tela, 1855).
Morì a Napoli il 7 marzo 1874.
Ultimo dei pittori di corte ed esponente autorevole della Scuola di Posillipo, attraverso i suoi dipinti Fergola ci ha tramandato la movimentata vita quotidiana della Napoli della prima metà dell’Ottocento, documentando anche gli eventi più emblematici della modernità, come testimonia l’opera rappresentante L’inaugurazione della ferrovia Napoli-Portici (olio su tela, 1840, Caserta, Palazzo Reale), di committenza regia, in cui l’episodio dalla portata storica eccezionale viene narrato attraverso il consueto vedutismo scenografico adottato dal pittore, in un’atmosfera limpida e serena.
A testimonianaza dell’intensa attività del pittore al servizio – ma si potrebbe dire al seguito – della famiglia borbonica ci rimangono molte opere, alcune che ne registrano eventi ufficiali, altre invece attività di svago e più “quotidiane”, come il dipinto Caccia reale al parco di Persano (olio su tela, 1826, Napoli, Palazzo Reale)
Due dipinti estremamente significativi del lessico maturato dal pittore nel corso della propria carriera, sono stati trattati dalla galleria, uno raffigurante La grotta Bonea a Cava dei Tirreni (olio su tela, 1830 ca.), l’altro L’aurora boreale osservata a Napoli dall’Osservatorio Reale di Capodimento (olio su tela, 1848) che sorprendentemente sembra riallacciarsi alla tradizione paesaggistica a cavallo tra XVIII e XIX secolo.
Salvatore Fergola (Napoli 1796-1874) La grotta Bonea a Cava dei Tirreni 1830 circa Olio su tela, cm 20,2 × 16 Firmato sul retro della tela, a penna: “Fergola” Provenienza: Roma, collezione privata Tra i luoghi canonici della pittura paesistica ottocentesca a Napoli, la grotta Bonea, collocata sul percorso che conduceva al celebre luogo ameno del…
Salvatore Fergola (Napoli 1796 – 1874), L’aurora boreale osservata a Napoli il 17 ottobre 1848 dall’Osservatorio Reale di Capodimonte, olio su tela, 44 x 72,3 cm, 1848, firmato e datato in basso a destra: S. Fergola 17 Õbre 1848, provenienza: collezione privata, Roma