Il pittore Teofilo Patini nacque a Castel di Sangro il 5 maggio 1840 per poi trasferirsi nel 1856 a Napoli, dove frequentò le lezioni del Regio Istituto di Belle Arti sotto l’egida di Giuseppe Mancinelli ed entrò in contatto con le poetiche veriste di Domenico Morelli e Filippo Palizzi.
Nel 1859 Patini partecipò alla Mostra Borbonica ottenendo una medaglia d’argento, ed iniziò a ricevere le prime commissioni come nel caso della Santa Liberata per l’omonima chiesa di Rivisondoli. L’anno successivo il pittore si arruolò come volontario tra le forze garibaldine mentre nel 1863 entrò nella Guardia Nazionale occupandosi della lotta al brigantaggio.
Dopo la partecipazione alle Promotrici di Napoli del 1863 con il dipinto L’insurrezione dei napoletani del 1547, a quella del 1864 con Innanzi al Bello ogni ferocia è spenta (olio su tela, Napoli, Museo Civico di Castel Nuovo) e a quella del 1867 con l’opera Arte e libertà (olio su tela, Castel di Sangro, Pinacoteca Civica), nel 1868 il pittore vinse il concorso che consentiva due anni di pensionato a Firenze grazie al dipinto raffigurante Edoardo III e i deputati di Calais (olio su tela, Napoli, Galleria dell’Accademia). A Roma tra il 1871 e il 1872, dove entrò in contatto con Michele Cammarano, nel 1873 l’artista fece ritorno a Castel di Sangro e inviò all’Esposizione Universale di Vienna il dipinto con cui aveva partecipato al concorso indetto dal Consiglio Provinciale di Roma, Nello studio di Salvator Rosa (olio su tela, 1872, Roma, Collezioni d’Arte della Provincia), che risente dell’influenza della colonia dei pittori spagnoli attivi nell’Urbe.
Nel 1882 grazie all’interessamento di Primo Levi il pittore venne chiamato a dirigere la neonata Scuola d’Arti e Mestieri de L’Aquila, compiendo un viaggio nel 1884 in Germania per aggiornarsi sulle novità figurative europee in vista dell’attività didattica. Dello stesso anno è il dipinto Vanga e latte (olio su tela, 1884), in cui gli umili, avviliti dalla fatica, sono edificati mediante un’aura d’eroismo, inviato all’Esposizione Nazionale di Torino dove venne acquistato dal Ministero dell’Agricoltura.
A coronamento di una carriera ricca di successi, nel 1905 il Ministero della Pubblica Istruzione commissionò al pittore la realizzazione degli affreschi dell’Aula Magna dell’Università di Napoli, che tuttavia non riuscirà a portare a compimento a causa della morte, sopraggiunta il 16 novembre 1906.
Formatosi sulla lezione verista di Domenico Morelli e Filippo Palizzi il pittore, fortemente deluso dalla politica postunitaria, espresse i propri ideali socialisti attraverso dipinti dal forte contenuto sociale come L’erede (olio su tela, 1880, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), premiato all’Esposizione Nazionale di Milano del 1881, in cui le condizioni di miseria vengono rese ancor più drammatiche dallo spietato realismo.
Nell’ultima fase della propria carriera Patini si concentrò prevalentemente nella realizzazione di dipinti di soggetto religioso, di cui La Redenzione (olio su tela, 1902 ca., L’Aquila, Museo Nazionale d’Abruzzo), replica della tela eseguita su commissione del marchese Raffaele Cappelli per la chiesa di Santa Maria dei Raccomandati a San Demetrio ne’ Vestini, in cui il tema sacro è utilizzato come pretesto per celare significati massonici.