Nato a Torino il 29 novembre 1902 il pittore e scrittore Carlo Levi frequenta fin da giovane il gruppo appartenente a “Rivoluzione Liberale” divenendo intimo amico di Pietro Gobetti, che lo presenta a Felice Casorati. Nel 1924 Levi si laurea in medicina ed esordisce come artista alla Biennale di Venezia, dove presenta opere dall’intensa poetica espressionista quali Arcadia (olio su tavola, 1923, Fondazione Carlo Levi); mentre a quella del 1926 è presente con Il fratello e la sorella (tempera e cera su tavola, 1925, Matera, Museo Nazionale di Matera) e La madre e Lelle bambina. Nel 1927 il pittore decide di abbandonare la medicina per dedicarsi completamente alla carriera artistica e si reca a Parigi, dove tornerà nel corso degli anni in numerose occasioni, aggiornandosi sulle novità artistiche della ville lumiére.
Unitosi ai movimenti antifascisti, nel 1935 il pittore viene arrestato e condannato al confino ad Aliano (Basilicata), esperienza che agì nel profondo del suo animo e si riversò nella sua opera letteraria più celebre, Cristo si è fermato ad Eboli, pubblicato da Einaudi nel 1945 riscuotendo un immediato successo.
Espatriato in Francia nel 1938 per sfuggire alle leggi raziali, Levi ritorna in Italia nel 1941 per venir arrestato una seconda volta due anni dopo ed essere rinchiuso nel carcere delle Murate. Liberato pochi mesi dopo a seguito della caduta di Mussolini, l’artista entra in clandestinitĂ continuando la sua attivitĂ politica – nelle fila del Partito d’Azione – e letteraria.
Nel 1944 il pittore diventa co-direttore del quotidiano “La Nazione del Popolo”, iniziando in questi anni una relazione con la figlia di Umberto Saba, per poi partire nel 1947 per gli Stati Uniti insieme a Ferruccio Parri con lo scopo di far conoscere le idee della nuova Italia repubblicana. A partire dagli anni 50 Levi inizia la collaborazione con numerose riviste – tra le quali Life – scrivendo resoconti di viaggi ed esplorazioni, divenendo un apprezzato “moderno Grand Tourist”. I suoi interessi dal punto di vista pittorico iniziano a concentrarsi verso tematiche legate al realismo sociale e alla vita contadina, ma non tralascia però anche opere di soggetto mitologico (Teseo e Arianna, Narciso) e il tema degli amanti. Da ricordare è la personale tenutasi nel 1955 presso la Galleria Il Pincio di Roma.
Muore a Roma il 4 gennaio 1975.
Personalità dallo spirito eclettico fortemente impegnato nelle fila della resistenza antifascista, sul versante pittorico Levi mutuò da Felice Casorati l’impostazione formale salda e controllata, in polemica verso il vitalismo futurista e la retorica degli arcaismi, apprezzabile in dipinti come La Santarcangelese (olio su tela, 1936, Matera, Museo Nazionale di Matera).
A partire dagli anni 50 il pittore, complici anche le suggestioni dovute ai numerosi viaggi nel Sud, si interessa delle tematiche sociali collegate alla vita contadina. Di questa fase sono da ricordare i sei pannelli realizzati per commemorare Rocco Scotellaro (olio su tela, 1961, tre sono conservati presso il Museo Nazionale di Macerata), sindaco di Tricarico, scelto per rappresentare la Basilicata all’interno del Padiglione delle Regioni in occasione della mostra organizzata a Torino nel 1961 da Mario Soldati.