Nato da Giovanni, scultore in legno e intagliatore, a Casale Monferrato il 14 marzo 1859, lo scultore Leonardo Bistolfi inizia molto presto a modellare la creta e si forma dapprima presso l’Accademia di Brera con Giosuè Angeli, dal 1876, per poi trasferirsi nel 1880 a Torino dove frequenta le lezioni di Odoardo Tabacchi all’Accademia Albertina.
Affascinato dalla libertà espressiva della Scapigliatura lombarda e insofferente verso il reiterarsi di poetiche veriste, lo scultore intraprese fin dagli inizi del nono decennio dell’Ottocento una ricerca volta a una più profonda spiritualità, apprezzabile in opere come Le lavandaie (Torino, collezione privata), rifiutata dalla Società Promotrice torinese per offesa alla decenza, e Amanti (1884).
Nel 1881 il Bistolfi riceve dalla famiglia Brayda la prima commissione relativa ad un monumento funerario, tipologia nella quale diventerà assai apprezzato e richiesto, e si appresta dunque a modellare L’Angelo della Morte (marmo, 1882, Cimitero Monumentale di Torino), cui fecero seguito il Busto di Fontanesi (marmo, 1883, Accademia di Torino) e il Busto di Delleani (1886).
Al 1888 risale la partecipazione dell’artista al concorso per un monumento a Garibaldi da erigersi a Milano, vinto dallo Ximenes: gli artisti della città fecero comunque tradurre a loro spese in bronzo il bozzetto presentato dal Nostro, che venne poi donato al Comune (Milano, Castello Sforzesco).
Nel 1895 lo scultore partecipa alla Biennale di Venezia con il bozzetto della Bellezza della morte, che presenta già i prodromi di un’esperienza di natura simbolista risolta in forme espressive Liberty, che si va a consolidare con le opere presentate alle edizioni successive, come in Il sogno esposto nel 1901, per giungere alla personale del 1905, che riassume un itinerario che va da opere proto-simboliste fino a grafie preraffaellite come Le spose della morte (gesso, Casale Monferrato, Musei Civici).
Nel 1899 viene affidato all’artista l’incarico di realizzare il monumento a Segantini, del quale esistono numerosi studi e due modelli, terminato nel 1906 ma collocato presso il Museo Segantini a Saint-Moritz solo due anni dopo.
All’Esposizione Internazionale delle Arti Decorative Moderne di Torino del 1902 il Bistolfi ricopre un ruolo di primo piano, disegnandone per altro il cartellone, e fonda in quello stesso anno il periodico “L’arte decorativa moderna”.
Durante il primo dopoguerra l’attività plastica dello scultore subisce un rallentamento, assorbita da altri interessi quali la musica e la scrittura, sebbene continui a realizzare numerose sculture pubbliche, come il Monumento a Garibaldi per Savona (1823) e il Monumento ai caduti di Casale Monferrato del 1928.
Nel 1923 Bistolfi viene nominato senatore del Regno d’Italia ed è presidente della I Biennale di Arti Decorative di Monza.
Muore a La Loggia, nei pressi di Torino, il 2 settembre 1933.
Famoso per l’epiteto critico datogli da Édouard Rod, “poeta della morte“, lo scultore seppe veicolare le istanze di una cultura simbolista, promotrice di una fusione tra arte e vita, attraverso l’estetica Liberty. Già in opere piuttosto giovanili, come nella scultura dal titolo Piove (o Le oche) (bronzo, 1877, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), presentata alla Biennale di Venezia del 1887 dove è stata acquistata, Bistolfi si dichiara partecipe di quella nuova accezione della “scultura pittorica” destinata a interpretare in maniera ingenua e onesta le emozioni soggettive suscitate dalla visione della natura.
Gran parte dell’attività dello scultore si incentrò sulla modellazione di monumenti funebri caratterizzati da tocchi leggeri, espressivi, che piegano il marmo a effetti di luce e ombra, come può apprezzarsi nel Monumento sepolcrale al senatore Tito Orsini presso il cimitero di Staglieno a Genova.