Il pittore Renato Guttuso nasce a Bagheria il 26 dicembre 1911 e si accosta all’arte grazie al padre, artista dilettante, entrando giovanissimo nella bottega di Emilio Murdolo. Nel 1925 Guttuso si sposta a Palermo per perfezionarsi al fianco dello scultore e pittore futurista Pippo Rizzo, per poi abbandonare l’isola alla volta di Roma nel 1930, esponendo l’anno seguente alla Quadriennale Nazionale d’Arte Italiana e poi alla galleria milanese Il Milione. Durante questo periodo il pittore aderisce al movimento “Corrente” e si avvicina ad artisti come Mario Mafai, Corrado Cagli e Afro Basaldella, lavora come restauratore per la Galleria Borghese e scrive alcuni articoli di critica d’arte altamente impegnata sul fronte politico e sociale. Nel 1934 Guttuso partecipa alla mostra del “Gruppo dei 4” organizzata presso la Galleria Il Milione insieme a Giovanni Barbera, Nino Franchina e Lia Pasqualino Noto, che viene recensita da Carlo Carrà . Al 1937 risale il trasferimento dell’artista a Roma, dove stringe amicizia con intellettuali impegnati politicamente come Alberto Moravia e Antonello Trombadori, che avranno un ruolo importante nella sua adesione al partito comunista. L’anno successivo Nino Savarese presenta la sua prima personale, ed è il periodo che vede la nascita di importanti dipinti come Fucilazione in campagna (olio su tela, 1938, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) dedicata al poeta Federico Garcìa Lorca e apertamente ispirata alla celebre fucilazione di Goya, e Fuga dall’Etna (olio su tela, 1939, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) che riceve il prestigioso Premio Bergamo.
Sul finire degli anni Trenta il pittore, fervente antifascista, è costretto a lasciare la capitale a causa della crescente repressione messa in atto da Mussolini e ripara a Parigi, dove conosce e stringe amicizia con Pablo Picasso, che diventa una fonte d’ispirazione.
Durante il dopoguerra Guttuso aderisce al gruppo “Fronte Nuovo delle Arti” con il quale partecipa alla Biennale di Venezia del 1948, mentre con la stesura di articoli pubblicati su varie riviste si batte in favore del realismo descrittivo, che nel suo caso specifico culmina con la realizzazione del dipinto raffigurante i Funerali di Palmiro Togliatti (olio su tela, 1972, Bologna, Museo d’Arte Moderna).
A partire dal 1965 l’artista vive e lavora a Palazzo del Grillo, dando seguito alla sua attività politica culminante con l’elezione a senatore nel PCI del 1976.
Muore a Roma il 18 gennaio 1987
Impegnato a codificare un’estetica che si opponesse alla coercizione fascista – e dunque in antitesi al gruppo “Novecento”- Guttuso approdò ad un linguaggio altamente personale e libero influenzato dalle più diverse poetiche figurative: a partire dal Realismo francese ottocentesco per passare alle novità introdotte dalle Avanguardie e finire con il cromatismo acceso dei Fauves, dai quali mutuò il carattere intrinsecamente moderno e aggressivo. Tali caratteristiche possono individuarsi in una delle opere più emblematiche del pittore, ovvero la Crocifissione (olio su tela, 1941, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), premiata alla IV edizione del Premio Bergamo ma aspramente criticata dalla Curia per il modo in cui venne trattato il soggetto sacro: ispirandosi al celebre Guernica di Picasso infatti l’artista si espresse attraverso violente deformazioni e un segno tagliente e antinaturalistico.
Durante la propria carriera il pittore frequentò con assiduità anche il genere della natura morta e del paesaggio, al quale rimase legato sin dagli esordi siciliani e che ne denuncia lo stretto legame che lo vincolò alla propria terra, di cui restano numerosi esempi soprattutto in veste grafica, che ne assicurarono la fortuna e una vasta circolazione.
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