Il pittore Gaetano Forte nacque a Salerno il 12 dicembre 1790, trasferendosi a partire dal 1806 a Napoli, dove studiò presso l’Accademia di Belle Arti architettura e prospettiva con lo scenografo Domenico Chelli e nudo con Giuseppe Cammarano. Attratto nell’orbita di Jean-Baptiste Wicar, chiamato da Giuseppe Bonaparte a dirigere l’istituzione della città partenopea, il pittore mosse i primi passi nella pratica pittorica aderendo ad un linguaggio d’ascendenza neoclassica, specializzandosi nella realizzazione di miniature in avorio. Con la partenza nel 1809 del maestro Wicar da Napoli, Forte decise di fare ritorno a Salerno, dove si sposò ed aprì una scuola privata di pittura, venendo poi nominato nel 1814 professore di disegno al Real Liceo. In questi anni il Nostro specializzò la propria attività nel genere del ritratto, come documentano i ritratti di Domenico Chelli (olio su tela, 1813, Napoli, Museo di San Martino), tra i primi esempi di ritrattistica antiretorica, e quello della Famiglia del pittore (olio su tela, 1816, Napoli, Galleria dell’Accademia), arrivando a stemperare la retorica neoclassica con ricerche autonome votate ad una maggiore instimismo e introspezione psicologica. Dopo aver realizzato la decorazione della volta del salone del Palazzo dell’Intendenza di Avellino con L’Aurora fuga la Notte (1823, perduto), nel 1828 Forte si trasferì nuovamente a Napoli, partecipando a quasi tutte le biennali borboniche: a quella del 1833 è presente con un bozzeto ad olio rappresentante Coriolano, mentre alla successiva espose il Ritratto del capitano Alfano (1834, olio su tela, Napoli, Museo di San Martino).
Al 1840 risale la nomina del Nostro a professore onorario di architettura dell’Accademia di Belle Arti, che però nel 1851 fallì il concorso per l’ottenimento della cattedra di disegno. Nell’ultimo periodo d’attività il pittore alternò alla pratica pittorica l’impegno nella professione d’architetto, occupandosi tra le altre cose della ristrutturazione del conservatorio di San Pietro a Maiella e ricevendo nel 1860 la nomina ad ispettore generale del Catasto.
Colpito da una malattia agli occhi che gli impedì di dipingere per circa un ventennio, morì a Napoli il 27 settembre 1871.
Conosciuto principalmente per la sua attività ritrattistica, Gaetano Forte si espresse anche nel genere del paesaggio e nella pittura di storia, sebbene con estrema rarità, come dimostrano il dipinto con la Morte di Lucrezia (perduto) e quello raffigurante la Vallata dell’Irno (olio su tela, 1820 ca., Napoli, Museo di San Martino. La Galleria Carlo Virgilio ha avuto il privilegio di proporre un’opera giovanile del pittore, il Ritratto di flautista (1813 ca., olio su carta incollata su tela), dipinto sulla scia del rigore disegnativo wicariano, come apprezzabile nel volto fortemente caratterizzato.
Appartenente ad una fase più matura è invece il Ritratto del generale Lucio Caracciolo (olio su tela, 1834, Napoli, Museo di San Martino) che, probabilmente a causa dell’ufficialità dell’occasione e del prestigio dell’effigiato, riprende schemi compositivi derivati dai ritratti celebrativi d’epoca napoleonica, con il Duca di Roccaromana stante in piedi in una posa plastica ma carismatica, l’uniforme dettagliatamente descritta nei minimi particolari, sullo sfondo una veduta di Napoli con l’eruzione del Vesuvio che esalta la sua formazione da scenografo.
Di maggiore franchezza interpretativa è invece il Ritratto del canonico Nicola Giordano (olio su tela, 1827, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), caratterizzato da un accentrato vigore realistico e da un’audacia antiretorica pur reinterpretando la grande tradizione settecentesca francese della ritrattistica di stato.
Gaetano Forte (Salerno 1790 – Napoli 1871) Ritratto di flautista ca. 1813-1816 Olio su carta incollata su tela, 24 x 25,5 cm Iscrizioni: sul telaio, a matita, “Cutolo” Provenienza: Napoli, collezione privata; Roma, collezione privata Il personaggio, ritratto a mezza figura ed intento a suonare un flauto traverso, è collocato in uno spazio chiuso…