Nato a Roma dallo scultore Stanislao in un ambiente familiare povero il 15 marzo 1891, il pittore Ferruccio Ferrazzi frequenta sedicenne i corsi della Libera Scuola del Nudo e quelli serali dell’Accademia di San Luca, dove conosce Mario Sironi. Il suo esordio occorre nel 1907, quando espone un Autoritratto alla mostra annuale della SocietĂ Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma, mentre l’anno seguente il dipinto Il focolare (olio su tela, 1908) viene acquistato dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna). In quello stesso anno Ferrazzi si aggiudica la borsa di studio messa in palio dall’Istituto Catel che gli consente di fare la conoscenza del pittore Max Roeder, che lo introduce alle novitĂ della pittura mitteleuropea. Nel 1910 il pittore è presente alla Biennale di Venezia
Nel 1914 l’artista segue il padre a Parigi, dove può confrontarsi con le modernitĂ postimpressioniste, mentre l’anno seguente riesce finalmente, dopo numerosi tentativi, ad ottenere il Pensionato Artistico Nazionale.
Al 1916 risale l’allestimento di Ferrazzi della “sala prismatica” all’Esposizione della SocietĂ Amatori e Cultori di Belle Arti nel Palazzo delle Esposizioni, in cui presenta opere da lui stesso definite “frammenti unitari”, caratterizzate da sagome irregolari e sghembe e prospettive complesse. Dipinti come La tempesta sul lago di Lemano (olio su tela, 1916, collezione privata) crearono forti dissensi in ambito accademico, tanto che il Nostro finì per perdere il Pensionato e lo studio messogli a disposizione in via di Ripetta.
Nel 1919 Marinetti invita il pittore a partecipare alla “Grande Esposizione Nazionale Futurista” alla Cova di Milano e successivamente alla Mostra Futurista di Mosca.
Nel 1928 Ferrazzi ottiene la cattedra di pittura presso l’Istituto di Belle Arti di Napoli, succedendo ad Antonio Mancini, mentre l’anno seguente si sposta ad insegnare all’Accademia di Belle Arti di Roma decorazione pittorica.
Il governo nel 1931 commissiona a Ferrazzi i cartoni per sette arazzi, poi tessuti nel laboratorio dei fratelli Eroli, da posizionarsi sopra le porte del Salone del Consiglio del nuovo palazzo del ministero delle Corporazioni, esposti alla Biennale di Venezia nel 1936 e a Buenos Aires nel 1939.
Al 1933 risale la nomina del Nostro ad Accademico d’Italia, cui fecero seguito i pannelli con La bonifica della razza e La bonifica della terra (encausto su pannello, 1939) dal ritmo ascensionale ad evocare delle pale d’altare, concepiti come decorazione del Salone d’onore del Padiglione italiano all’Esposizione Universale di New York del 1939.
Tra le ultime grandi imprese del pittore occorre citare la decorazione ad affresco della sala delle lauree della facoltĂ di scienze fisiche, matematiche e naturali dell’Ateneo di Padova, portata a termine nel 1943.
Muore a Roma l’8 dicembre 1978.
PersonalitĂ dagli eclettici stimoli culturali e figurativi che non consentono di inquadrarlo in una specifica corrente artistica, a partire dagli esordi segantiniani il pittore finì per coniugarne le coordinate divisioniste con il preraffaellismo di matrice inglese attraverso la morbositĂ dei soggetti, che riprende dall’amico Felice Carena. Ne risulta un estetismo dai tratti drammatici in una torsione Liberty che costruisce il quadro come fosse un’architettura, esaltando la soliditĂ della forma e i geometrismi, come può apprezzarsi nel dipinto Il pescatore (olio su tela incollata su tavola, 1920, collezione privata) presentato nel 1921 alla Casa d’Arte Italiana di Prampolini e poi alla I Biennale romana.
Il pittore fu attivo anche come frescante – si pensi al Daniele nella fossa dei leoni realizzato nel 1939 ad encausto nel Palazzo di Giustizia di Milano – e come mosaicista – emblematica è l’ Annunziata nella chiesa della SS. Annunziata di Sabaudia, dove sullo sfondo è visibile Mussolini che trebbia il grano.
La vicenda artistica di Ferrazzi risulta particolarmente interessante anche in merito all’originale riscoperta della tecnica dell’encausto, con cui realizzò vibranti ritratti sui piĂą disparati materiali, dall’ardesia al mattone, per finire alle tegole, come nel caso di Ninetta piccola (encausto su tegola, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) esposto alla Quadriennale di Roma del 1937.