Il pittore Beniamino De Francesco nacque a Barletta nel 1807 – anche se in alcuni casi la data di nascita viene fatta risalire al 1815 ca. – e si trasferì giovanissimo a Napoli per studiare paesaggio presso il Real Istituto di Belle Arti con Anton Pitloo. La sua carriera ebbe un inizio promettente nel 1833, quando espose da studente alcuni paesaggi alla mostra del Real Museo Borbonico, occasione in cui vinse una medaglia d’argento e ottenne l’acquisto di una sua opera, Chiaro di luna, da parte del re. Divenuto dunque pittore dalle doti assai apprezzate, a testimonianza del riconoscimento che andò acquisendo già in questi primi anni è l’acquisto da parte di Corot di alcuni dipinti del De Francesco, una Veduta di Napoli presa da Margellina, una Veduta di Torre del Greco e una Veduta della piazza della chiesa di Vietri. Nel 1835 il pittore ricevé una medaglia d’oro all’esposizione borbonica di quell’anno per i quadri rappresentanti Le catacombe di San Gennaro dei Poveri (olio su tela, 1834) e Torquato Tasso contempla la sua casa di Sorrento (olio su tela, 1835), entrambe conservate a Palazzo Reale di Napoli, testimonianze dell’apertura del De Francesco verso tematiche romantiche. Del 1837 è il famoso Paesaggio con serpente, esposto alla rassegna dello stesso anno dove venne premiato con una medaglia d’oro (olio su tela, Napoli, Museo di Capodimonte), svolgendo successivamente un breve soggiorno romano nel quale conobbe Thorvaldsen, che gli acquistò un Paesaggio con mulattiera unitamente ad un dipinto storico con Enea e la Sibilla (entrambi al Thorvaldesn Museum di Copenaghen). Nel 1838 il pittore si trasferì a Firenze, dove si fece subito apprezzare dalla committenza più prestigiosa, tanto che il granduca gli acquistò un Paesaggio romano (olio su tela, 1838, Firenze, Galleria di Palazzo Pitti), e dove l’anno seguente espose all’Accademia di Belle Arti il dipinto la Valchiusa col Petrarca. A partire dal 1842 De Francesco è stabilmente a Parigi, dove inizia ad esporre con regolarità ai Salon garantendosi una fortunata carriera, continuando comunque ad inviare le proprie creazioni alle rassegne borboniche: particolarmente apprezzate dalla critica contemporanea furono le opere di soggetto bretone inviate a quella del 1855, Effetto della mattina prima del sorgere del sole, Scena d’autunno, Raccolta dei pomi, Raccolta di paglia e Fanciulli a caccia di farfalle.
Morì a Dinard il 20 luglio 1869.
Indirizzatosi verso una pittura di paesaggio stilisticamente assai prossima a quella della Scuola di Posillipo, De Francesco riuscì tuttavia a stemperarne il lirismo grazie ad una più minuziosa adesione al dato reale. Nei suoi dipinti infatti, oltre ad alcuni effetti luministici drammatici d’ascendenza romantica, possono leggersi avanzi derivanti dallo schematismo di matrice hackertiana, riscontrabili soprattutto nel rigore formale con cui viene trattato il chiaroscuro. Caratteristiche che possono apprezzarsi nell’opera Veduta di Napoli dal Granatello di Portici (olio su tela, 1835 ca., Napoli, Palazzo Reale) e nel Torquato Tasso contempla la sua casa di Sorrento summenzionato, impreziosito da un notturno che ammanta d’atmosfera poetica la scena.
Ricordato da Domenico Morelli come “pittore realista”, in realtà De Francesco si approcciò a tali tematiche quasi per una consequenziale vicinanza, a Parigi, con la corrente di Barbizon, non andando ad adottare quindi uno stile pittorico che sconfessasse del tutto le premesse accademiche.