Il pittore Giuseppe De Albertis nacque ad Arona, in provincia di Novara, il 14 febbraio del 1763, trasferendosi nel 1778 a Milano, dove ebbe inizio la sua carriera artistica. Specializzatosi nel ritratto e nella pittura di genere, in riferimento alla quale dedicò grande spazio alle vedute d’interni di gusto domestico sulla scorta di Pietro Longhi, fanno parte della sua prima attività opere come La riunione musicale (olio su tela, 1792, Gallarate, Museo degli Studi Patri) e La prova del ballo (Milano, Museo teatrale della Scala). Quando nel 1802 Andrea Appiani inviò ad Arona la sua Natività, De Albertis rimase fortemente influenzato dalle novità introdotte dal promettente pittore milanese, sviluppando il suo stile in senso più propriamente neoclassico, specialmente in merito alla ritrattistica. Proprio con due ritratti d’ascendenza appianesca, quelli dei figli Carolina e Costantino, il pittore fece difatti il suo esordio tra gli esponenti del genere nell’importante esposizione tenutasi a Brera nel 1805 in occasione dell’incoronazione di Napoleone a re d’Italia. Il successo ottenuto in tale occasione garantì sempre maggior fama al De Albertis, che ben presto poté annoverare tra i propri estimatori l’imperatrice Giuseppina e la viceregina Amalia di Baviera. Al 1811 risale la nomina del pittore ad insegnante di disegno e minio presso il Collegio Reale delle fanciulle superando nella scelta il Fumagalli. Nello stesso anno eseguì una copia del Ritratto di Napoleone di Andrea Appiani inviato alla Camera di Commercio di Bolzano (olio su tela, in situ), a riprova dei profondi rapporti, non solo artistici, che legavano i due colleghi. Sembra addirittura che De Albertis fornisse l’Appiani di miniature che quest’ultimo rivendeva come proprie creazioni. Nel 1817 il pittore inviò all’esposizione braidense tre ritratti ad olio, uno dei quali è da identificare con La famiglia del pittore (olio su tela, Gallarate, Museo Civico), mentre a quella del 1826 presenzia con un dipinto raffigurante La Vergine con sant’Anna e san Gioacchino, che De Albertis donò poi alla chiesa di Sant’Anna della propria città natale, dove tuttora è conservato (presso la collezione Misani di Gallarate se ne conserva il bozzetto preparatorio).
Morì a Gallarate il 3 giugno 1845.
Raffinato e apprezzato ritrattista, De Albertis viene riconosciuto dalla critica come l’ultimo grande epigono della tradizione lombarda naturalistica, legata alla trasposizione del dato reale. Il suo linguaggio si situa infatti a metà strada tra un neoclassicismo nobile e sprezzante, d’ascendenza appianesca, e un gusto protoromantico assimilabile alla produzione del Gigola. Questo stile eclettico ed estremamente alla moda può essere apprezzabile in una delle sue opere più celebri, La famiglia del pittore, dove i figli e la moglie Teresa sono trattati con estrema delicatezza e affetto, inseriti in un paesaggio rigoglioso tipicamente lombardo.
Nelle opere di soggetto religioso, come nella Sant’Anna e San Gioacchino con la Vergine fanciulla (olio su tela, 1826, Arona, collegiata di Sant’Anna) di impianto solido e ieratico, il pittore adottò un lessico semplice dalle cromie tenui sapientemente accese dai naturalistici giochi di luce.