Sul pittore Giuseppe Colzi de’ Cavalcanti allo stato attuale degli studi le notizie sono ancora piuttosto scarne, ma si può ipotizzare che sia nato in Toscana nel nono decennio del Settecento, considerando che nel 1803 è ricordato tra gli studenti premiati per il disegno al concorso semestrale dell’Accademia di Belle Arti di Firenze. Vincitore nel 1806 per la classe di pittura, il pittore ricevette tra il 1811 e il 1815 altri premi per composizioni d’invenzione all’acquerello, fallendo poi nel 1816 il concorso per ottenere il pensionato romano.
Specializzatosi nella copia dei maestri antichi presenti nella Galleria delle Statue e in Palazzo Pitti, richiese più volte licenza d’esportazione proprio in merito a questo tipo di produzione. Delle poche opere certe del pittore fino ad oggi note, si può ricordare quella di più ampio prestigio, ovvero l’affresco eseguito sul soffitto di una camera del rinnovato Palazzo Borghese di Firenze con Psiche trasportata dagli Zefiri nella reggia d’Amore.
L’attività del Colzi si dovette indirizzare in maniera privilegiata al ritratto, genere di cui si conoscono gli esempi più numerosi. Inizialmente ascritto al Bezzuoli, il Ritratto della famiglia Niccolini (olio su tela, 1818, Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti) è da identificarsi con ogni probabilità con il dipinto esposto al concorso accademico del 1818. Come in effetti assai vicino ai modi del più famoso Bezzuoli è il ritratto della moglie del Colzi, Carlotta Grifoni (olio su tela, Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti), raffigurata con un elegante cappello alla moda e un abito pregiato, reso pittoricamente attraverso una sapiente e non comune maestria.
La Galleria Carlo Virgilio ha avuto l’occasione di presentare il Ritratto dei coniugi Schubart (olio su tela, 1814), che è una copia del dipinto di Pietro Benvenuti, e che si qualifica come una preziosa testimonianza del fatto che Colzi si occupò anche della copia di opere a lui contemporanee, con probabilità su licenza degli stessi autori.