Ancora incerto il luogo di nascita del pittore Giuseppe Borsato, che risulta iscritto presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 1791, dove studiò prospettica con Mengozzi Colonna. Dopo un breve soggiorno romano, col quale il Borsato poté aggiornarsi sugli esiti della cultura figurativa più avanzata, il pittore è documentato come decoratore nel trevigiano, specializzato in grottesche, motivi vegetali e candelabre di vigoroso gusto neoclassico. Durante il periodo napoleonico si presentò per il pittore una situazione assai favorevole, che ne fece esplodere la carriera, venendo impegnato per la decorazione di apparati effimeri – come l’arco di trionfo sul Canal Grande per l’arrivo di Eugenio di Beauharnais e quello per l’entrata di Napoleone nel 1807 – e soprattutto venendo scelto come direttore dei lavori di ammodernamento di Palazzo Reale, che continuò anche sotto il dominio asburgico.
Dopo esser divenuto scenografo ufficiale del Teatro La Fenice nel 1810, nel 1812 Borsato viene nominato professore di ornato all’Accademia di Belle Arti di Venezia, e molti dei modelli offerti agli allievi per finalità didattiche trovarono posto all’interno dell’Opera ornamentale di Giuseppe Borsato pubblicata nel 1831. Nel 1817 al pittore venne commissionata la decorazione del salone della musica di palazzo Albrizzi, a cui seguirono negli anni numerose imprese decorative, come il soffitto del teatro di Udine (1824), la sistemazione di palazzo Treves sul Canal Grande e commissioni per dipinti “da cavalletto”.
Morì a Venezia il 15 ottobre 1849.
Durante la propria carriera il Borsato riuscì a rivitalizzare il repertorio neopompeiano donandogli fasto e vigore, particolarmente apprezzabile nella sala dei pranzi di corte in Palazzo Reale, compiuta nel 1834. In merito alle opere “da cavalletto”, il pittore si dedicò principalmente alla realizzazione di vedute scenografiche atte alla registrazione di episodi di vita contemporanea, di elevato valore documentario, come nel caso de Lo sbarco dei cavalli di San Marco, appena restituiti dalla Francia, o La visita del doge alla Scuola di San Rocco (olio su tela, Venezia, Museo Correr), di sostenuto impegno prospettico, con un pittoricismo tributario della più nobile tradizione veneta.
Estremamente interessante risulta la sua produzione connessa alla figura di Canova, tra cui spicca il dipinto con Le onoranze in morte del Canova (olio su tela, 1822, Venezia, Ca’ Pesaro) con il punto di fuga che guida verso l’Assunta di Tiziano, estremamente particolareggiato e lenticolare nella resa dei dettagli; alla quale si può aggiungere La visita del conte Leopoldo Cicognara al mausoleo di Canova (olio su tela, 1828, Parigi, Museo Marmottan)