Il pittore Francesco Saverio Altamura nacque a Foggia il 5 agosto 1822, e dopo un’iniziale formazione presso gli scolopi, venne mandato dal padre a Napoli per studiare medicina. Ben presto tuttavia il giovane artista decise di seguire la propria vocazione e nel 1845 si iscrisse alla scuola di nudo dell’Accademia partenopea, dove conobbe per altro Domenico Morelli. Due anni dopo i due ottennero una pensione per svolgere un soggiorno di studio a Roma.
Nel 1848 il pittore fu costretto a riparare a Firenze per aver partecipato ai moti liberali nel Regno di Napoli, occasione che in ogni caso gli consentì di frequentare il famigerato Caffè Michelangelo. Qui sposò una ragazza greca con la quale ebbe tre figli. Al 1855 risale un viaggio di Altamura a Parigi in compagnia di Serafino de’ Tivoli, in cui l’artista poté avere visione delle novità francesi in campo artistico, prendendo contatti con i pittori della Scuola di Barbizon. È d’obbligo ricordare per altro che l’artista era fortemente attratto dagli studi dal vero della luce, avendo preso parte alle spedizioni en plein air della Scuola di Staggia. Nel 1858 il pittore espose alla Promotrice fiorentina un grande bozzetto dal titolo Origine dei Guelfi e dei Ghibellini, e a partire dagli anni Settanta troviamo la sua presenza in tutte le più importanti esposizioni italiane: nel 1877 a quella di Napoli con la Monacazione di Maria Spinelli, nel 1880 a quella torinese con il dipinto Excelsior. Pubblicò un’autobiografia dal titolo Vita e arte l’anno prima della sua morte, avvenuta a Napoli nel 1897.
Fortemente spinto dalla propria indole ad aderire con convinzione allo storicismo fortemente politicizzato, fin da giovane Altamura si dedicò a soggetti storici dal valore morale attualizzato, come nel quadro sulla Gerusalemme Liberata con cui vinse il pensionato. La sua produzione è caratterizzata con coerenza da un senso luministico di marca verista che stempera l’accademismo formale evidente soprattutto nel disegno netto e preciso. Summa di tutta la sua poetica può essere citato il dipinto con Mario vincitore sui Cimbri, di cui esistono numerose versioni e che mostra un colorismo vivace sebbene non propriamente definibile “a macchia”.
Presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma è conservato un grande dipinto di Altamura, commissionato dal collezionista napoletano Giovanni Vonwiller ed esposto all’Esposizione di Firenze del 1861, che ha come tema I funerali di Buondelmonte, in cui sono evidenti le sperimentazioni sulla sintesi di macchia e luce, condotte a partire dalle frequentazioni del pittore con il movimento macchiaiolo toscano.