| OPERA DISPONIBILE
(Roma 1746-1809)
Sepolcro di Tolomeo
1780-1790 circa
Tracce di matita, penna e acquerello a inchiostro grigio e bruno su carta bianca, riquadrato su carta azzurra, mm 280 x 403
Intitolato a penna, in basso a sinistra: “Sepolcro di Tolomeo”; numerato in alto a destra: “22”
Prolifico disegnatore, Barberi è stato definito “uno degli architetti più fertili del tardo Settecento italiano” (Pace), non tanto per le effettive realizzazioni, che furono limitate e in larga misura oggi non riconoscibili, quanto per l’eccezionale inventiva affidata al disegno negli innumerevoli progetti architettonici ideali, nei capricci, negli studi di apparati scenografici teatrali e di arredo, nelle caricature.
Dopo l’esordio con il premio ai Concorsi Clementini del 1762, come architetto Barberi realizzò nel 1774 il catafalco per le esequie in onore di Luigi XV, coadiuvato da Vincenzo Pacetti per la scultura e su commissione del suo mecenate François-Joachim de Pierre de Bernis, ambasciatore di Francia. Per la famiglia Altieri progettò il riassetto urbano di Oriolo Romano e l’erezione della chiesa di San Giorgio, mentre per il palazzo romano approntò tra 1787 e 1793 per le nozze di Paluzzo Altieri con Marianna di Sassonia il raffinatissimo riallestimento del celebre appartamento neoclassico, coordinando un’équipe di artisti che comprendeva tra gli altri Pacetti, Felice Giani, Antonio Cavallucci, Giuseppe Cades, Marcello Leopardi, Giovanni Campovecchio, Benigne Gagneraux, Jean-Pierre Saint’Ours, Wenzel Peter.
Dopo aver aderito al giacobinismo e alla Repubblica romana, realizzando l’arco trionfale a Ponte Sant’Angelo per la festa della Federazione, e aver subito un’ingiusta carcerazione per malversazione, salvo poi essere prosciolto dalle accuse, prese la via dell’esilio parigino, perdendo però lo straordinario repertorio grafico che aveva raccolto in quarantasette volumi rilegati, come lamentava in una lettera a Napoleone. Molte sue opere tuttavia sopravvissero e alcuni volumi e disegni sciolti sono oggi rintracciabili in musei americani come il Cooper Hewitt Museum di New York o il Centre Canadien d’Architecture di Montréal o romani, dal Museo di Roma alla Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte di Palazzo Venezia. Essi documentano un incessante esercizio sulle diverse tipologie architettoniche, anche utopiche, e sui diversi stili dal classicismo ricco di dotti rimandi all’antico, al borrominesco. Queste varianti appaiono non fine a loro stesse ma collegate all’attività didattica di Barberi, sia in seno all’Accademia di San Luca, che nella propria accademia privata, che aveva dovuto formare verosimilmente alcuni protagonisti della generazione successiva e dell’Accademia della Pace.
I due capricci, rappresentanti variazioni sul tema di tipologie monumentali classiche, la piramide per il Sepolcro di Tolomeo, e gli archi di trionfo, in un contesto pittoresco di rovine, statue, sarcofagi, colonne coclidi e rostrate, templi, rivelano i rapporti figurativi di Barberi da un lato con l’esuberanza disegnativa di Carlo Marchionni, dall’altro con la grandiosità prospettica e la drammaticità chiaroscurale di Giambattista Piranesi.
Bibliografia di riferimento: R. Berliner, “Zeichnungen des römischen Architekten Giuseppe Barberi”, Münchner Jarbuch der bildenden Kunst”, 16. 1965, pp. 165-216; 17.1966, pp. 201-213; S. Pace, “Disegni per un’accademia domestica. Note sull’opera architettonica di Giuseppe Barberi (Roma 1746-1809) in ‘700 Disegnatore incisioni, progetti, caricature, a cura di E. Debenedetti, Studi sul Settecento Romano, 13, Rome 1997, pp. 229-241; S: Pace, Giuseppe Barberi (1746-1809), in Contro il Barocco. Apprendistato a Roma e pratica dell’architettura civile in Italia 1780-1820, edited by A. Cipriani, G.P. Consoli, S: Pasquali, Roma 2007, pp. 381-386.
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