| OPERA NON DISPONIBILE
Giuseppe Piccone
(Albisola Superiore, 1912 – Albissola Marittima, 1960)
Boxeur
1930-35 ca.
Legno patinato, cm 120 x 82 x 39,5
Provenienza: Lombardia, collezione privata
Bibliografia di riferimento: E. Crispolti (a cura di), La ceramica futurista da Balla a Tullio d’Albisola, Firenze 1982, p. 153; F. Sborgi, La scultura a Genova e in Liguria: Il Novecento, Genova, 1989, vol. III, pp. 138, 283; G. Beringheli, Dizionario degli artisti liguri, Genova 1991, p. 244; C. Chilosi, L. Ughetto (a cura di), La ceramica del Novecento in Liguria, Genova 1997, p. 124; F. Ragazzi (a cura di), Liguria Futurista, Milano 1997, p. 127, n. 87; A. Panzetta, Eterni atleti: l’immagine dello sport nella scultura italiana tra 1896 e 1960, Bologna 2005, p. 117.
Bibliografia specifica: M. Fochessati, G. Franzone (a cura di), Anni Venti in Italia. L’età dell’incertezza, Genova, Palazzo Ducale, 5 ottobre 2019 – 22 marzo 2020, Genova 2019, p. 173
Del Boxeur del ligure Giuseppe Piccone sono note due versioni, differenti in dimensioni e nella posa della figura[1]. L’esemplare in esame, il più grande, scolpito nel legno massiccio e patinato con una tinta nera a imitazione del bronzo, è da considerarsi l’opera finale. A questa segue la versione più piccola e con il piede destro diversamente flesso (v. bibliografia di riferimento), nel quale è stato individuato il modello per una ceramica realizzata dalla “Manifattura Giuseppe Mazzotti”, attiva ad Albissola Marina dal 1903.
L’opera è databile entro la prima metà degli anni ’30 del Novecento, periodo in cui Piccone – le cui notizie biografiche sono ancora oggi scarse e confuse – aderì alle istanze futuriste. Proveniente da una famiglia di ceramisti legati alla tradizione, proprietari di una manifattura attiva ad Albissola dal 1856, Giuseppe Piccone lavorò a stretto contatto con il futurista Tullio Mazzotti, meglio noto come “Tullio d’Albisola”, soprannome datogli da Filippo Tommaso Marinetti. Nel Manifesto futurista della Ceramica e Aereoceramica, pubblicato sulla “Gazzetta del Popolo” il 7 settembre del 1938, Piccone è infatti citato – insieme a personalità di rilievo quali, tra gli altri, Fillia e Lucio Fontana – nell’elenco dei collaboratori di Tullio d’Albisola nell’«officina futurista sul Sansobbia […] fondata voluta e diretta dal grande vasaio Giuseppe Mazzotti decano dei ceramisti d’Italia e glorioso artigiano»[2]. Già nel 1934, inoltre, l’artista aveva partecipato alla mostra Les Aeropeintres futuristes italiens, inaugurata il 30 maggio all’Hotel Negresco di Nizza.
Il Boxeur dimostra come Piccone abbracciasse con convinzione i concetti dell’avanguardia futurista e, in particolare, quelli espressi nel citato manifesto della ceramica, nel quale si dichiarava la volontà di realizzare «simultaneità ceramiche di stati d’animo contrastanti o armonizzanti […] usando linee-forza, toni privi di verismo, forme e colori non narrativi né descrittivi ma suggestivi»[3]. L’immagine del pugile è infatti restituita attraverso una vigorosa geometrizzazione delle forme, priva di elementi descrittivi e decorativi, la cui monumentalità è esaltata dal nero della patina. Sul piano compositivo, Piccone sembra ispirarsi sia alle sculture coeve del futurista Mino Rosso, sia a quelle, precedenti di un ventennio, di Umberto Boccioni (si noti che nel manifesto della ceramica ad entrambi gli artisti è attribuito un ruolo di primo piano nella genesi delle teorie enunciate). L’incedere in avanti del Boxeur porta infatti alla mente il capolavoro boccioniano Forme uniche della continuità nello spazio (1913), reinterpretato alla luce delle successive esperienze futuriste, da Depero a Thayaht.
Anche il soggetto risulta pienamente in linea con la produzione scultorea italiana degli anni Trenta, tanto nell’avanguardia quanto nel versante legato alla riscoperta della classicità: l’esaltazione delle discipline sportive e dell’educazione fisica, in un periodo in cui il governo fascista impegnava molte risorse nelle riforme per l’istruzione giovanile, influenzò profondamente gli artisti[4], ispirandoli nella realizzazione di numerosi ritratti di atleti immortalati durante il gioco o a riposo, tra i quali vanno ricordati quelli del “Foro Mussolini” (oggi “Foro Italico”) inaugurato a Roma nel 1932. Lo stesso Piccone realizzò, nello stesso periodo, altre opere a tema sportivo, come il Rameur (Vogatore), esposto a Nizza nel 1934, o nuovamente Pugilatori[5], presentato all’esposizione del GUF savonese del 1935.
Manuel Carrera
[1] È stato possibile, in questa sede, appurare le differenze tra le due versioni e stabilire l’esistenza di due distinte sculture. La presente scheda sostituisce quindi quella già pubblicata in G. Porzio (a cura di), Selected works from 17th to 20th century, Roma 2018.
[2] T. d’Albisola, F. T. Marinetti, Ceramica e Aereoceramica: Manifesto futurista, in “Gazzetta del Popolo”, 7 settembre 1938.
[3] Ivi.
[4] Per un approfondimento, si veda A. Panzetta, Eterni atleti: l’immagine dello sport nella scultura italiana tra 1896 e 1960, Bologna 2005.
[5] L’opera fu esposta insieme ad un’altra scultura intitolata Madre e fanciullo. Non è da escludere, tuttavia, che Pugilatori sia in realtà il Boxeur in oggetto, sebbene la critica, nelle recensioni della mostra, sembrava descrivere opere improntate su un rinnovato realismo. Cfr. C. Chilosi, L. Ughetto (a cura di), La ceramica del Novecento in Liguria, Genova 1997, p. 124.
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