(Perugia 1884-1977)
Ritratto del poeta futurista Alberto Presenzini Mattoli
1914-1929
Pastelli su carta oliva, mm 620 x 435
Firmato e datato in alto a destra: “G. Dottori – 1929”
Bibliografia: Guido Ballo, Dottori. Aeropittore futurista, Firenze 1970, p. 54, fig. 2; Gerardo Dottori, catalogo generale ragionato, edited by Massimo Duranti, Perugia 2006.
La pratica del disegno (a matita, penna, china, pastelli, anche con la penna biro) è stata per Gerardo Dottori (Perugia, 1884-1977) una costante nella sua lunga parabola artistica. Entro questa tecnica e insieme linguaggio, il ritratto ha una presenza privilegiata, disegnato, appunto, ma anche dipinto.
Nella formazione all’Accademia di Belle arti di Perugia, fra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, istituzione gloriosa che l’apprendista futurista contestò ben presto per gli insegnamenti antiquati, apprese in realtà ben più dei rudimenti del disegno e della pittura, tant’è che più tardi ebbe a riconoscere che quella scuola gli aveva consentito di apprendere un “mestiere” che gli consentì di mantenersi fin da giovinetto dipingendo puttini e grottesche per i riquadratori di stanze. Il disegno, oltre alle innate attitudini, lo imparò inizialmente copiando gessi nel negozio di un antiquario dove si impiegò come commesso poco più che adolescente, e poi all’Accademia nelle estenuanti copiature di stampe tedesche, quando implorava invano l’insegnante di poter copiare foglie e fiori direttamente dalla natura.
Come è ben noto Dottori diventerà già dal 1911-12 futurista e futurista di primo piano dall’inizio degli anni Venti, solo perché nel frattempo scoppiò la Grande guerra alla quale partecipò, ma senza l’entusiasmo della “sola igiene del mondo”.
L’esplosione futurista e l’affermarsi dell’Aeropittura, della quale fu uno dei pochi “inventori” e poi figura centrale, non gli fecero abbandonare certo il disegno e nelle sue carte compaiono non solo ritratti e paesaggi, ma anche composizioni futuriste (ciclisti e motociclisti) e poi aeropittoriche (vedute dall’alto e in movimento di paesaggi con laghi e fiumi).
Negli esordi di Dottori non c’è solo l’arte praticata, ma anche la teoria artistica e l’attività di gruppo. Uno dei primi cenacoli futuristi in Italia degli anni Dieci del Novecento è stato quello umbro: vi parteciparono artisti, aspiranti artisti, scrittori, poeti e intellettuali.
Con molti di loro fu amico per decenni al di là del Futurismo. Quasi tutti furono da lui ritratti. Fra i primi che si rinvengono nel suo repertorio grafico troviamo tre intellettuali “pre futuristi” come i fiorentini Carli Settimelli e Scattolini, che dirigevano “La Difesa dell’arte” , alla quale collaborò il futurista perugino, disegnati nel 1908, a dimostrazione del suo precoce interesse per l’avanguardia artistica.
A Perugia, il sodale più caro fu sicuramente Alberto Presenzini Mattoli (Orvieto 1892 – Roma 1984). Studente all’Università di Perugia, nel 1913 promuove “Il Refrattario” “contro tutte le scuole vecchie e tarlate” ma non si trova d’accordo con certe posizione radicali del Futurismo. Con Dottori e gli altri del gruppo apre un dibattito sul giornale che vedrà vincitori i neo futuristi.
Presenzini diventerà tenace promotore del Futurismo già per la scoppiettante Serata futurista al Politeama Turreno di Perugia con Marinetti ed altri personaggi del Movimento. Svilupperà poi un’intensa attività giornalistica, pubblicherà “Parole in libertà”, fonderà giornali. Alla fine della guerra, alla quale non potrà partecipare perché riformato, al fianco di Dottori fonderà “Griffa!” rivista futurista, ma non solo futurista, che ebbe diffusione nazionale, sulla quale scrissero i maggiori esponenti futuristi a partire da Marinetti. Pubblica libri di poesie, testi teatrali, romanzi e scrive su riviste un po’ in tutta Italia.
Questo bel ritratto dello scrittore umbro disegnato con grafite e pastelli, è l’immagine di un giovane intellettuale in atteggiamento pensoso, con occhiali pince nez, elegantemente abbigliato, con un fiocco nero a chiudere la camicia. Lo scenario del ritratto è filamentosamente divisionista in diagonale fra l’azzurro, il giallo e compaiono lumeggiature di bianco che rischiarano anche il viso e catturano la luce che si rifrange sulle lenti.
L’opera, di grandi dimensioni, ha una storia che può essere oggi definitivamente chiarita.
Sulla grande monografia di G.Ballo (Editalia, 1970) l’originale di questo lavoro è riprodotto in bianco e nero come minimale nelle note autobiografiche con la dicitura: A.Presenzini Mattoli, pastello, 1926. Si tratta della riproduzione di una fotografia in bianco e nero dei primi del ‘900 (dalla quale non si vede né la firma, né la data), che al verso, di pugno dell’artista, riporta la dicitura:” Gerardo Dottori, ritratto del poeta Presenzini Mattoli, pastello 1914”, dunque chi redasse il catalogo non lesse la dicitura autografa del verso della fotografia, oggi conservata nell’Archivio Dottori. L’opera nello stato attuale riporta invece in alto a destra la firma dell’artista e la datazione 1929. Come testimoniato dalle figlie dello scrittore che ne ebbero da lui notizia, Dottori fu incaricato, probabilmente proprio nel 1929, di restaurare la carta per un non meglio precisato danneggiamento. Il futurista, in realtà, non si limitò al restauro, ma colse l’occasione per alcuni interventi migliorativi che si palesano dal confronto con l’immagine in bianco e nero della versione originale: alcune lumeggiature sono accentuate e modificate alcune linee sullo sfondo, mentre le lumeggiature delle lenti sono state attenuate e nella versione definitiva compare in alto a destra la firma e la datazione 1929.
Dottori ha voluto quindi sottolineare con la sua firma e la datazione l’intervento di tre lustri dopo l’esecuzione. La riprova che la versione originale è del 1913 la si desume poi dal volto di Presenzini, confrontato con disegni e fotografie di epoche diverse, risultando più compatibile con quella del 1913.
Il presente è uno dei sei ritratti dedicati da Dottori a Presenzini Mattoli, il più interessante per dimensioni e per l’intervento del colore. Gli altri sono caricature, essenziali illustrazioni e contestualizzazioni in ambiente agresti. Quella del 1924 rivela il volto di un uomo più maturo di quella oggetto di questo testo. In definitiva, si ribadisce che questa opera è da datare definitivamente 1913-1929.
Massimo Duranti
Critico d’arte, Presidente degli Archivi Dottori
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