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Davide Calandra
(Torino 1856 – 1915)
La Gloria dei Savoia
Gesso, cm 35 x 121,5 x 2,5
Firmato in basso a sinistra:Â D.Calandra
Si tratta del bozzetto in gesso del grande fregio bronzeo con La Gloria dei Savoia realizzato da Davide Calandra tra il 1908 e il 1912 per la nuova aula del Parlamento di Roma progettata dall’architetto Ernesto Basile (Borsi 1985, pp.151–187). Collocato lungo la parete retta, sopra gli scanni di re e ministri ma, divenendone così sintesi e chiosa, al di sotto del grandioso “rotulo” di Sartorio con “la visione epica della storia d’Italia” e “il contenuto lirico della sua civiltà secolare” (Sartorio 1913), il rilievo costituisce una delle ultime testimonianze, prima della Grande Guerra e dell’avvento del fascismo, dell’esaltazione di Casa Savoia come espressione della storia nazionale italiana.
La teoria dinastica si pone così come corona (a destra i rappresentanti più antichi della famiglia e, a sinistra, i più recenti come Vittorio Emanuele II e il vivente Vittorio Emanuele III) della personificazione della Monarchia Costituzionale che, stante davanti alle querce dell’Ordine e della Libertà , è protetta ai lati dalle figure della Forza e della Diplomazia (Mola 1975, pp.100–103). Una rappresentazione dall’alto valore simbolico dunque, in cui confluisce quella che Giuseppe Mazzini definì la “smania dei monumenti” (Delogu 1956, p.152), che – nata all’indomani dell’unificazione nazionale – aveva assunto dimensioni sempre più ampie sotto la spinta della ricerca del consenso attraverso la continua celebrazione di personaggi ascesi al rango di eroi della patria unita, e la legittimazione irrefutabile del ruolo di Casa Savoia. Il suo rappresentante vivente infatti, Vittorio Emanuele III, toglie il cappello (unico di tutto lo storico corteo) in segno di assoluto rispetto del patto stipulato con il popolo italiano, idealmente rappresentato nel fregio di Sartorio.
La tematica di base – l’esaltazione della dinastia savoiarda e del suo ruolo – è quindi la stessa che aveva animato l’erezione di un cospicuo numero di sculture commemorative nelle diverse e più rappresentative piazze cittadine e a cui lo stesso Calandra aveva partecipato con l’esecuzione dei monumenti bronzei a Garibaldi – inaugurato a Parma nel 1893 –, a Umberto di Savoia ad Ivrea e ad Amedeo di Savoia, un’imponente macchina celebrativa scoperta a Torino con grande plauso nel 1902 (Bossaglia 1973, pp. 421 – 423).
Proveniente dalla collezione dello scultore Emilio Musso (allievo e collaboratore di Davide Calandra), il bozzetto qui esposto costituisce un precedente stadio di elaborazione di quello più grande (cm. 98 x 415 x 25) conservato presso la Gipsoteca Davide Calandra di Savigliano ed esposto all’Esposizione Internazionale di Belle Arti di Amsterdam del 1912 (desidero ringraziare la dottoressa Rosalba Delmondo, direttrice della Gipsoteca Calandra, per le notizie gentilmente segnalatemi).
Resta da sottolineare la purezza formale ed espressiva di matrice classicista che anima il rilievo, in anni in cui sempre più acceso si era andato delineando il dibattito intorno alla natura, realistica o idealizzata, delle effigi celebrative dei sovrani e degli eroi nazionali, nel cui merito critici quali Camillo Boito (Piantoni 1991, p.23), scultori come Ettore Ximenes e Emilio Gallori o Ercole Rosa e Ettore Ferrari avevano dato risposte e offerto testimonianze di natura diversa e contrastante e in cui Calandra si schiera decisamente con il recupero della tradizione scultorea quattrocentesca e del classicismo romano secentesco, ispirandosi ad illustri esempi della statuaria quali il rilievo marmoreo con L’incontro di San Leone Magno e Attila di Alessandro Algardi.
Francesco Leone
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