Opera non disponibile
Mario Palanti
(Milano 1885-1873)
Sarcofago dei Martiri
1933
Bronzo, cm 42 x 37,5 x 16,5
Firmato, in basso a destra:Â MARIO PALANTI.Iscritto e datato:Â DETTAGLIO CAPPELLA PER I CADUTI FASCISTI PROGETTO PALAZZO DEL LITTORIO ROMA ANNO. XII. E.F.
Mario Palanti fu uno degli architetti finalisti del concorso del 1934 per il Palazzo del Littorio, destinato a Via dell’Impero, oggi dei Fori Imperiali, ma mai realizzato. La relazione che accompagnava il progetto, assieme alle 40 tavole e ai 6 bozzetti che lo illustravano, fu pubblicata dallo stesso Palanti (esemplare del volume presso la Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II, Roma). L’architetto era rientrato in Italia per partecipare al concorso dopo gli anni di fortunata carriera trascorsi in Argentina e Uruguay, dove aveva tradotto in edifici di ardito eclettismo le sue idee visionarie (Gutierrez 1997, pp.61-62).
Al motto di “navigare necesse”, l’edificio era stato progettato a forma di carena di nave, un concetto “nettamente romano” secondo il suo autore, in grado di dialogare scenograficamente con la grandiosità delle testimonianze architettoniche della città antica (Colosseo e Basilica di Massenzio) e moderna (Vittoriano e Piazza Venezia) che la fabbrica avrebbe affrontato. Il confronto con il passato suggeriva le cubature, l’asse prospettico imperniato su una torre grandiosa ornata di bassorilievi e i materiali, il granito, i blocchi di travertino segato, il mattone romano.
Nelle straordinarie tavole del progetto, dove l’amplificazione delle masse e la rapida fuga prospettica delle linee evocavano la drammaticità delle incisioni di Piranesi, Palanti proponeva però l’istanza di un linguaggio moderno dell’architettura: “un’architettura romana del tempo nostro” in grado di contemperare tradizione, dinamismo futurista e un razionalismo architettonico fondato sul dominio della linea architravata. “La mole monumentale dovrà risplendere di tutte le fiamme di un deciso orientamento razionale stilistico dell’architettura. Orientamento che ha da essere in corrispondenza ai criteri basilari […] di un futurismo inteso ed espresso come dinamismo effettivo, cioè rispondenza realistica e ideale, ossia attuale e potenziale, con la nuova altissima tensione dello spirito italiano” (Palanti 1934, pp.9-10; sul concorso Oppo 1936; per il dibattito critico Barocchi 1990, pp.260-269).
All’interno dell’edificio, che avrebbe ospitato ambienti di rappresentanza, la Mostra permanente della Rivoluzione Fascista e le sedi di istituzioni come il Coni, il bando del concorso prevedeva anche la realizzazione di una Cappella dei Caduti. Così Palanti descriveva l’ambiente che aveva emblematicamente previsto entro il vano della prora della nave: “Tale progettazione è di carattere severo e mistico, ma di assoluta semplicità decorosa, di struttura semicircolare, illuminata dall’alto da un velario di luce naturale. Questo velario, facendo baricentro nel vano centrale della Cappella, illuminerebbe il motivo principale costituito da un grande sarcofago, sul cui coperchio, cadente in senso trasversale, il corpo morto di un Martire fascista simboleggia la trascendenza dell’amore della Patria, dell’ardore della Fede, della luce del Sacrificio” (Ibidem, pp.27-28).
Rispetto al più vasto sarcofago di cui Palanti pubblicava un bozzetto in gesso (tav.XXXIX) il bronzo qui esposto presenta del sepolcro solo la sezione sottostante il corpo dell’eroe. Il significato etico dell’opera e il suo messaggio drammatico sono affidati alla icastica sintesi degli elementi figurativi: la tomba e il nudo dall’anatomia espressionisticamente scavata e chiaroscurata.
Stefano Grandesso
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