| OPERA NON DISPONIBILE
Luigi Basiletti
(Brescia 1780 – 1859)
Episodio classico
olio su tela, cm. 108,5 x 82; 1815 ca.
Questa straordinaria e drammatica marina costituisce quasi un unicum nel panorama della pittura di paesaggio neoclassico in Italia. La presenza di due personaggi all’antica, protesi con sentimento di orrore da uno scoglio sul lato sinistro del quadro, colloca l’opera invariabilmente all’interno del genere classicista del paesaggio storico, sul versante però più raro della marina. La scena non appare di semplice identificazione e purtroppo non è stato possibile scioglierla in occasione di questa pubblicazione.
L’appartenenza del dipinto al citato genere pittorico, ma soprattutto il confronto con quello rappresentante Platone e i suoi allievi a capo Sunio di Luigi Basiletti (Brescia, Galleria d’Arte Moderna; Mondini, Zani 1981, p. 51; Cera 1987, n. 76), suggerisce in termini convincenti il nome del pittore bresciano come autore di questo quadro non firmato.
Anche nel caso del dipinto di Brescia la rievocazione della scena classica di Platone tra gli allievi davanti a un tempio dorico, collocata lateralmente e in piccolo, eleva la dignità del paesaggio di marina attraverso il dotto riferimento storico e letterario, coerentemente con le gerarchie accademiche del tempo. In entrambe le opere si trova la rappresentazione, inconsueta per Basiletti, di una natura sublime espressa da drammatici effetti atmosferici e da un mare in tempesta. I primi, nella varietà degli effetti ricercati, con il rincorrersi di nubi apportatrici di tempesta alternate a sprazzi di cielo, appaiono in termini simili ispirati a una verità ottenuta attraverso gli studi en plein air rielaborati al cavalletto. Anche la rappresentazione delle acque in moto impetuoso, in qualche modo ancora legata alla tradizione settecentesca vernettiana, è dipinta in termini assolutamente omogenei stilisticamente, con caratteristici rialzi di bianco a rendere l’incresparsi delle onde e una successione di registri cromatici a fasce parallele corrispondenti alla profondità prospettica.
I legami tra i due dipinti indicano anche la possibilità di termini cronologici simili. Quello di Platone è assegnato all’inizio del secondo decennio da Maurizio Mondini per i rimandi alla formazione giovanile romana decisiva per tutta l’attività successiva dell’artista che, pur conoscendo nel decennio successivo un aggiornamento in senso romantico, rimase sostanzialmente fedele all’impostazione classicista appresa durante gli anni trascorsi nell’Urbe. Durante quel soggiorno, durato tra il 1803 e il 1809, quando rientrò a Brescia dove si sarebbe affermato anche come pittore di veduta e di ritratto, oltre che di paesaggio storico, Basiletti si impadronì del lessico del paesaggio classico da un lato ripercorrendo in prima persona i siti “antichi” del Lazio e della Campania, densi di memorie storiche e letterarie, affidati alla trascrizione grafica dei taccuini di disegni (Mondini 1999), dall’altro frequentando i paesisti di indirizzo classicista francesi, tedeschi, e olandesi come Hendrik Voogd, ricordato come “amico affezionatissimo”.
Stefano Grandesso
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