| OPERA DISPONIBILE

Fausto Pirandello
Roma 1899-1975
Ritratto di Virgilio Guzzi • 1937
Olio su tavola, 66 × 48,5 cm
Firmato in basso a destra: “Pirandello”
Provenienza: Roma, collezione Virgilio Guzzi;
Esposizioni: Artisti Moderni alla Galleria del Secolo, Roma, Galleria del Secolo, 1945; Guzzi e Pirandello, Trieste, Galleria Michelazzi, 1947; Fausto Pirandello (1899-1975), Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, 1976-1977; Fausto Pirandello 1899-1975, Macerata, Palazzo Ricci, 1990; Ritratto. Il ritratto nella pittura italiana del ‘900, Mesola (Ferrara), Castello Estense, 1991; Guttuso Pirandello Ziveri. Realismo a Roma, 1938-1943, Roma, Netta Vespignani Galleria d’Arte, 1995; Avenali, Gentilini, Pirandello, Roma, Galleria La Borgognona, 1997; Fausto Pirandello: il dramma della pittura, Rovereto, Mart, 2023.
Bibliografia: V. Guzzi (a cura di), Artisti Moderni alla Galleria del Secolo, Roma 1945, p. 7, n. 26; G. Piovene, Arte: mostre collettive, in “La Nuova Europa”, 29 luglio 1945, n. 30, p. 6; Guzzi e Pirandello, Trieste 1947, n. 7; B. Mantura (a cura di), Fausto Pirandello (1899-1975), Roma 1976, n. 38; D. Micacchi, Una pittura dell’esistenza, in “L’Unità”, 23 dicembre 1976, p. 3; G. Giuffrè, Fausto Pirandello. Con un’appendice di scritti inediti, Roma 1984, tav. 85; F. Benzi (a cura di), Virgilio Guzzi, Roma 1986, p. 25; D. Guzzi (a cura di), Virgilio Guzzi: opere dal 1929 al 1978, Roma 1987, p. 96; G. Appella, G. Giuffrè (a cura di), Fausto Pirandello 1899-1975, Roma 1990, n. 32; C. Gian Ferrari, Fausto Pirandello, Roma 1991, n. 111; AA.VV., Ritratto. Il ritratto nella pittura italiana del ‘900, Bologna 1991, p. 149; F. D’Amico (a cura di), Guttuso Pirandello Ziveri. Realismo a Roma, 1938-1943, Roma 1995, p. 63, n. 14; AA.VV., Virgilio Guzzi, 1902-1978, Roma 2000, p. 18, n. 42; C. Gian Ferrari (a cura di), Fausto Pirandello. Catalogo generale, Milano 2009, p. 115, n. 137; M. Carrera, D. Ferrari, Fausto Pirandello: il dramma della pittura, Rovereto 2023, p. 121, n. 39; M. Carrera, Fausto Pirandello giorno per giorno: i diari inediti (1936-1973), Roma 2023, p. 10
Il dipinto su tavola qui presentato è uno dei rari ritratti realizzati da Fausto Pirandello ad amici e colleghi del mondo dell’arte. Personalità schiva e refrattaria alle mondanità, anche durante gli anni più fecondi della “Scuola romana” si prestò assai di rado al ritratto su commissione, forse anche in ragione del suo approccio crudo e impietoso alla realtà. Spogliando la figura umana da qualsiasi connotazione aggraziata, come si evince persino nei ritratti dei membri della sua famiglia e degli amici più intimi, Pirandello intendeva scavare a fondo nell’intimità psicologica degli effigiati, trasferendo nelle loro sembianze volutamente deformate tutta il dramma della condizione umana. Come negli autoritratti, in cui si rappresenta immerso nella malinconia della solitudine, anche nei ritratti delle persone a lui più care l’artista adotta una pennellata corposa, satura di materia pittorica, rivelatrice di un’esecuzione intensa e quasi sofferta.
Gli studi hanno più volte sottolineato quanto il temperamento di Pirandello e alcuni aspetti della sua esperienza personale abbiano influenzato significativamente l’evoluzione della sua pittura: dal tormentato rapporto con il padre a quello, non meno complesso, con la moglie e i figli, emerge il profilo di un uomo riservato, estraneo ai formalismi e insofferente verso le convenzioni sociali. Virgilio Guzzi, pittore e critico d’arte, autore di numerosi scritti sull’opera di Pirandello, fu l’unico tra gli amici di lunga data a mantenere con lui un rapporto costante. I loro rapporti sono documentati fino al 1970, anno in cui si interruppero bruscamente a causa di un litigio. Menzionato circa un centinaio di volte nei diari dell’artista, Guzzi intrattenne con Pirandello un’amicizia lunga ma «tartassatissima», suggellata dal presente ritratto, tra i più riusciti della sua intera produzione, in cui il critico è colto con sguardo vivido e penetrante. È lo stesso Guzzi, in un’intervista concessa al giornalista Franco Simongini nel 1977 in occasione della retrospettiva di Pirandello alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, a rievocare il contesto in cui l’opera fu eseguita:
«Sono stato una volta a trovarlo a casa sua: abitava a quel tempo in via Augusto Valenziani, vicino Porta Salaria. Abitava all’ultimo piano in questo caseggiato e aveva lo studio ancora al di sopra del suo appartamento. Gli piacque forse questo accordo di marrone, di bruni, con questa cravatta verde, e mi chiese di posargli. […] In questo ritratto ha inserito anche quella sua sottile vena satirica che si ritrova in tante altre opere, sotto-sotto magari. E mi ha ritratto con gli occhiali in mano, che dovrebbero essere, a suo giudizio, uno dei ferri del mio mestiere di critico; e nell’altra mano una matita rossa, che penso voglia indicare la mia attitudine a segnare gli errori dei miei colleghi artisti» (Artisti d’oggi: Fausto Pirandello, intervista di Franco Simongini del 12 febbraio 1977, Rai Teche).
Databile attorno al 1937, il quadro incarna appieno le caratteristiche peculiari della pittura di Pirandello nel periodo più fertile della sua carriera, nella resa dell’incarnato colpi di spatola e pennello grumosi e densi di materia. Il tono terroso dominante nell’opera ricorre anche nei nudi e nelle serie di bagnanti della seconda metà degli anni Trenta e dei primi anni Quaranta, opere in cui l’artista dimostrava di aver raggiunto una piena maturità espressiva. Il suo linguaggio pittorico appariva, già allora, del tutto originale: sebbene condividesse con i colleghi della Scuola romana l’approccio tonalista e i riferimenti culturali all’arte del passato e alle discipline esoteriche, Pirandello rappresentava a tutti gli effetti una voce fuori dal coro. L’energia vitale del ritratto, traboccante dalla superficie pittorica, animata e vibrante di materia, non sfuggì alla critica contemporanea: lo scrittore Guido Piovene ne lodò l’«acuta penetrazione psicologica» in una recensione della collettiva alla Galleria del Secolo di Roma nel 1945, occasione nella quale, per quanto oggi è dato sapere, il dipinto fu esposto per la prima volta.
Manuel Carrera
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