Alberto Savinio

Atene 1891 – Roma 1952

Le Portrait Mysterieux • 1932-33

Tecnica mista, tempera grassa e olio su carta incollata su tela, 61.5 Ă— 45.5 cm

Firmato in basso a destra: “Savinio”

Autentica Associazione Archivio Alberto Savinio, datata 10 luglio 2023

Il 12 ottobre di un anno imprecisato tra il 1932 e il 1933 Alberto Savinio scrive una lettera al suo conoscente Fabbri. L’artista si trova a Villastellone, vicino Torino, dove soggiorna, ospite della cognata Matilde Morino e del marito Ascanio Maina, nel periodo in cui matura il suo definitivo allontanamento da Parigi, a causa delle condizioni di mercato divenute poco favorevoli.
Il motivo della lettera è quello di sollecitare l’attenzione per una tempera a cui Fabbri si era già mostrato interessato, e della quale Savinio indica il titolo, Le Portrait Mysterieux, e le misure, 46 x 61. Il dipinto, aggiunge l’artista, si trova a Parigi in deposito insieme ad altre sue opere presso il suo amico Roger Lacombe; nel caso di una risposta affermativa provvederà lui stesso a stabilire un contatto.
Questo il testo:

Villastellone, 12 ottobre
Caro Fabbri,
ho una buona idea che penso potrĂ  soddisfare
la sua richiesta. A Parigi, un mio amico R. Lacombe
152 rue de la convention, ha in deposito una decina
di quadri miei, tra i quali quella tempera che a lei
piaceva tanto intitolata LE PORTRAIT MYSTERIEUX
di cm. 46 per 61. La prego di rispondermi al piĂą presto
se va bene così e in caso affermativo, io avvertirò
per lettera il mio amico a Parigi e invierò contem-
poraneamente a lei una mia lettera per lui.
Tanti saluti a Peroni e si abbia una forte stretta
di mano
suo
A Savinio
Per ora il mio indirizzo è
sempre:
Villa Maina
Villastellone (Torino)

Non sappiamo quale sia stato l’esito della proposta e se mai il dipinto abbia lasciato la custodia di Lacombe.
Il fortunato ritrovamento di una copia di questa lettera presso l’Archivio dell’Associazione Alberto Savinio permette oggi di indentificare, grazie alle indicazioni della tecnica e delle misure e al riferimento del titolo, la tempera qui presentata, come Le Portrait Mysterieux. Al momento non è stato possibile individuare il Fabbri a cui Savinio si rivolge; potrebbe forse trattarsi di un suo collezionista residente a Parigi. Il dipinto è stato acquisito nel 1954 dagli attuali proprietari presso la Galerie Marimo di Parigi ed è probabile che sia rimasto in Francia fino a quella data. Il titolo in francese attribuito da Savinio conferma la realizzazione nel periodo parigino.
L’immagine è costruita come uno spazio teatrale, con un impiantito che va in pendenza verso lo spettatore; uno spazio definito lateralmente da due quinte sceniche, formate da due sommari blocchi di roccia e un fondale in muratura, su cui si apre un portale di accesso ad una distesa

1 Lettera dattiloscritta; firma autografa con indicazioni dell’indirizzo di Villastellone. La fotocopia della lettera e conservata presso l’Archivio dell’Associazione Alberto Savinio. Il Peroni a cui si fa cenno nei saluti si identifica con uno dei due fratelli, Carlo o Enzo Peroni, che Savinio frequenta dall’inizio degli anni Trenta. Carlo sara il finanziatore delle riviste “Colonna” e “Broletto”, a cui lo stesso Savinio collaboro come cofondatore e direttore. Enzo e presente come modello in alcuni dipinti dell’artista del 1933 e in una serie di disegni che lo ritraggono.
marina. Il valore simbolico della porta è accresciuto dall’occhio solitario che la sormonta, chiuso in un architrave. Gli elementi chiave della composizione sono il ritratto misterioso, un busto antico abbozzato in una eccentrica cornice e il fulmine schematizzato, protagonista della scena, che indica una possibile direzione attraverso e oltre la porta, un possibile passaggio tra un aldiquĂ  di artificio e un aldilĂ  di natura pacificata. Il fulmine-saetta rimanda ad un insieme di dipinti eseguiti tra il 1931 e il 19332, caratterizzati dalla presenza di una forma guizzante, che entra nella scena come una freccia per guidare lo sguardo e caratterizzare l’aria di mistero e aspettativa della scena. L’elemento del fulmine giĂ  presente nella produzione 1928/29 come un elemento grafico diventa in questa serie di lavori una componente plastica centrale della composizione. Sull’impiantito teatrale di Le Portrait Mysterieux, tuttavia, diventa un corpo pesante, aggravato da alcuni frammenti della sua stessa materia, mentre un segno bianco indica in maniera piĂą netta la direzione per proseguire oltre la porta. Tutta la scena è chiusa in alto da un altro elemento teatrale, una sorta di lampadario che nella sua apparente incoerenza accentua la contrapposizione tra interno ed esterno. Sorveglia dall’alto l’occhio di Dio, che, come il fulmine, appartiene alle reminiscenze infantili dell’artista e ritorna frequentemente nella sua produzione artistica e letteraria: Nelle chiese greche, specie nelle piĂą piccole, nelle piĂą povere, e soprattutto nelle chiesette di campagna l’occhio di Dio è sempre presente nella rudimentale decorazione delle pareti… L’idea di quel divino e perseguitante strumento ottico aveva acquistato per me anche una sua realtĂ  fisica che me la rendeva tanto piĂą spaventosa… Quali effetti ha avuto nella mia vita psichica e mentale l’infantile ossessione dell’occhio di Dio? Effetti profondissimi certo indelebili, se in tante mie immagini letterarie, come dimostra un esame della mia opera e soprattutto in tante mie pitture, il Tema dell’occhio ritorna così insistente l’Occhio solitario in mezzo alla fronte, l’Occhio eterno l’Occhio al quale nessuno sfugge nĂ© nulla.3 Una ripresa di questa visione fantastica si può ritrovare in un successivo bozzetto per pittura murale, realizzato intorno al 1935-364 in cui ritornano la parte in muratura, la saetta e l’occhio di Dio, ma in una diversa elaborazione in cui alle scorie del passato (l’atmosfera chiusa da sala teatrale, i richiami ad un soffocante gusto borghese del lampadario e la riproposizione dell’antichitĂ  in un iconico ritratto con cornice) si sostituisce la suggestione del mito con una ideale immagine di classicitĂ  con cavallo e cavaliere.
2 Cfr. P. Vivarelli, Fin de tempĂŞte, (scheda del dipinto), in Savinio, gli anni di Parigi: dipinti 1927 – 1932, catalogo della mostra, Galleria Civica Moderna, a c. di M. Di Carlo e P. Vivarelli, Milano, Electa, 1990, pp.298-299. Un gruppo significativo di dipinti con l’innovazione iconografica del fulmine è presente alle mostre che segnano nel 1932 il ritorno espositivo dell’artista in Italia a Torino in ottobre (mostra annuale della SocietĂ  Amici dell’arte), e successivamente nel dicembre con la personale di oltre cinquanta opere al Lyceum di Firenze. Quest’ ultima mostra suscita il favore di critici particolarmente attenti, tra i quali Elio Vittorini, che riescono a cogliere la novitĂ  della produzione saviniana.
Le opere in cui è presente l’elemento del fulmine, variamente elaborato, sono riprodotte in Alberto Savinio. Catalogo generale a c. di P. Vivarelli, Milano, Electa, 1996. In particolare: Fruits et orange, 1930.28, p. 103; Oreste e Pilade, 1930.41, p. 107; L’ira di Achille, 1930.42, p.107; Fin de tempête, 1931.24, p. 123, con il relativo disegno preparatorio, 1931.19, p. 257; Le dieu des armées 1931.25, p. 123; Paysage o Paesaggio tropicale, 1931.26, p.124; Le temple foudroyé, 1931. 27, p.124; Giove 1932.35, p.143; Ulisse e Telemaco 1932-33. 2, p. 144-145; Nerone 1932.33.5, p.145.
3 A. Savinio, Il festival della musica. Prime giornate: La Massa Solenne di Beethoven (…), 1945, rip. in Scatola sonora, a c. di F. Lombardi, Il Saggiatore, Milano, 2017, pp. 149-150.
4 Cfr. P. Vivarelli, Alberto Savinio. Catalogo generale, 1935-36, 1, p.274.
Il titolo Le Portrait Mysterieux aggiunge “mistero” al gioco saviniano5. Come spesso accade nell’esaminare la produzione dell’artista non è dato, ed è inutile, ritrovare riferimenti o certezze nella combinazione di forme e colori in cui prende vita il suo mondo poetico. La pittura, scrive Savinio, va considerata nel suo aspetto supremo di civiltà mentale: non domandate “come è fatta6.
Nicoletta Cardano
5 Non possiamo sapere se nella scelta del titolo ha influito, come lontana reminiscenza, Le Portrait Mysterieux, il cortometraggio di Georges Me lie s realizzato nel 1899, tutto giocato sul doppio e sugli effetti cinematografico-illusionistici dell’autorappresentazione di se stesso all’interno di una cornice che domina la scena. Un riferimento esplicito a Me lie s e al suo Le Voyage dans la Lune (1902) e in Infanzia di Nivasio Dolcemare (cfr. A. Bernardi, Al cinema con Savinio, Me tis, Lanciano 1992, p.79).
6 A. Savinio, in “Bollettino della Galleria del Milione, n. 66, 15 aprile – 1 maggio 1940.

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