Placido Fabris
Pieve d’Alpago / Belluno 1802 – Venezia 1852
Accademia: due nudi virili, 1820 – 1824 ca
Tempera e matita su carta applicata su tela, cm 65,5 x 48
Provenienza: Venezia, collezione Paolo Fabris
Lo studio del nudo vivente inposa, esaminato a riposo o in tensione drammatica, divenne, nel corso del XVIII e del XIX secolo, insieme all’attenta riflessione sulla statuaria classica, lo strumento essenziale per i giovani artisti che intendevano perseguire l’eccellenza artistica nella pittura di figura, il più nobile dei generi pittorici codificati dalla tradizione classicista accademica.
Come attesta la firma di visto e approvazione apposta sul disegno dal suo insegnante Odorico Politi, le due “accademie” – così appunto, erano
definiti i saggi anatomici magistrali e di grande formato, modello per più giovani allievi – venivano eseguite da Placido Fabris negli anni di quel lungo percorso didattico che lo aveva visto presto protagonista presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia tra il 1816 e il 1824 – grazie ad una
pensione governativa fattagli ottenere da Antonio Diedo e poi integrata da Antonio Canova – sotto la presidenza del conte Leopoldo Cicognara e la guida artistica dell’autorevole Teodoro Matteini; entrambe impressionati, insieme allo stesso Canova, dalle straordinarie doti disegnative del giovane pittore (Rollandini 2002).
Durante quel lungo periodo, terminato nel 1824 con il temporaneo trasferimento a Trieste (fino al 1832), Fabris, come avrebbe ricordato nelle tarde Memorie autobiografiche, si era esercitato con ostinata, quotidiana assiduità nello studio del nudo, guadagnando quel primato riconosciutogli già dai contemporanei e con forza rappresentato da questi due studi di soggetto analogo, ma eseguiti nelle diverse tecniche del disegno e della pittura per esercitarsi, rispettivamente, sui morbidi trapassi chiaroscurali e nella successiva fase del colorito.
Di questa naturale inclinazione per le esercitazioni accademiche sul modello (ma anche sulla statuaria antica e sui gessi delle sculture canoviane, ormai classici moderni) e per il mezzo conoscitivo del disegno – che sarebbe rimasto negli anni il suo strumento prediletto insieme al genere del ritratto in cui Fabris fu ammiratissimo – si hanno cospicue testimonianze nelle memorie, dagli attestati di stima del corpo docente, ai premi ricevuti fino al precoce confronto, nel 1820, con il piĂą maturo Placido Fabris, Accademia: due nudi virili,1820 – 1824 circa Francesco Hayez sul tema del Filottete ferito. Negli anni futuri, rientrato da Trieste nel ’32, Fabris si sarebbe imposto sulla scena artistica veneziana come uno dei maggiori ritrattisti dell’epoca (Conte, Rollandini 2004).
Bibliografia: E. Rollandini, scheda in Conte, Rollandini 2004, cat. 8, pp. 82 – 83.